(frammenti)
E tutto l'Universo alle origini
era in perfetto equilibrio...
incomprensibile
esso era sospeso
tra la Presenza e l'Assenza.
Non era il primo degli universi possibili
e non sarebbe stato l'ultimo.
In questo territorio del Nulla,
sottratto al ciclo del Tempo,
gli Eterni,
memori di quanto era già accaduto,
avevano deciso di affidare a uno di Loro,
Destino,
il potere di essere e non essere,
consapevoli che l'essere di Ciascuno
avrebbe portato al non essere di tutti gli Altri.
Seduti in cerchio,
protetti dalle fronde ombrose dell'Unico Cedro
e circondati dalle onde spumeggianti dell'Oceano (del Pathos),
gli Eterni
si misero all'opera.
Destino li guidava
con la certezza dell'esito
voluto da Desiderio.
Ragione (Psiche) disponeva i problemi
ordinatamente intorno a sé,
mentre Enigma,
per una volta almeno, trovava le soluzioni.
Anche Discordia collaborava
mostrando la convergenza degli opposti,
e Distruzione forzava il Caos a dissolversi in filamenti mutevoli
che Sogno annodava in una Rete così grande da avvolgere
il Nulla.
Come era nei patti,
la Rete venne affidata a Destino,
affinché egli catturasse gli Eventi prima che avessero modo
di crescere.
(...)
Così gli Eterni giocavano a tessere le Loro trame,
narrando storie che non avrebbero mai avuto una conclusione.
Dagli Universi precedenti,
gli Eterni traevano mondi, nomi ed accadimenti
che si intrecciavano senza sosta
in armoniche composizioni
di Note e di Colori.
(...)
Nelle Loro storie infinite vi erano barbariche guerre
e condottieri sanguinari,
e fonti miracolose,
e spade fiammeggianti,
e santuari del piacere,
e torri del dolore,
e passioni ossessive,
e amori nefasti,
e tribolazioni,
e turbamenti,
e tradimenti,
e inganni,
e mezze verità,
e pietose menzogne.
(...)
In
una
di queste
storie,
si narrava
la Genesi
dell'Universo,
di come
il Seme,
fecondato
dal calore ardente
della Presenza,
sbocciò quale sua unica natura
lacerando l'involucro dell'Assenza che lo ricopriva.
E la luce guizzante risalì dall'Abisso rimbalzando
da un Nodo all'altro del Tempo lungo la Rete del Pathos,
tracciando un unico solco nella Narrazione degli Eterni,
dal quale come germogli crebbero
i Messaggeri della Presenza
e i Guardiani (Custodi) dell'Assenza,
antiche Note del Pathos sfuggite al loro Destino.
(...)
E quando l'Opera fu compiuta,
la Presenza chiamò a sé
il Guardiano dell'Assenza
che per primo apparve
nel cono di luce,
e per questo fu chiamato
Lucifero.
A lui
la Presenza
affidò
la Gemma
dell'Universo
affinché la custodisse
fino alla Fine del Tempo.
(...)
E la Gemma era il Terzo Occhio di Lucifero,
con il quale il Primo Guardiano dell'Assenza
poteva sorvegliare le opere della Presenza.
Allora l'Assenza scoccò la Freccia del Tempo
e gli Eventi cominciarono a crescere
e a bussare alla porta di Destino
per entrare nell'Unica Storia.
Destino cercò di fermarli,
agitando la Rete del Pathos
per ogni dove nel tentativo
di catturarli ancora
una volta;
ma
invano.
(...)
Giunse per primo Sogno
a reclamare per sé il controllo della Rete,
affermando che ogni Evento, prima di realizzarsi
era potenzialmente presente nel sogno di un Eterno.
Per secondo si fece avanti Desiderio, deciso a rimuovere la Rete
affinché non fosse di ostacolo ad alcun impulso.
Poi fu la volta di Ragione (Psiche)
che intendeva analizzare
e sciogliere tutti i nodi,
mentre Enigma,
da parte sua,
provvedeva ad intrecciarli
in trame sempre più fitte
ed inestricabili.
Nel frattempo
Discordia
afferrava la Rete
di qua e di là,
aizzando gli uni
contro gli altri.
Fu così che
Distruzione,
con un gesto
netto e preciso,
afferrò un lembo della Rete
e diede uno strattone
forte
e lacerante.
Allora,
come Sette Bambini sull'orlo dell'Abisso,
gli Eterni
si disputarono la Rete del Pathos tirando Ognuno dalla sua parte
fino a quando essa, tesa come la pelle di un tamburo,
si spezzò...
e ciascuno si trovò tra le mani il potere di "non essere
se stesso".
Con grande fragore i sette capi della Rete,
come sette Sigilli spezzati,
furono scagliati nelle più remote latebre dell'Universo,
mentre Destino, inafferrabile nella sua unità perduta,
appariva ora come Fortuna,
ora come Necessità,
e ora come Morte.
(...)
Il Vuoto dell'Assenza, Maestro delle Tenebre profonde,
dall'oscurità del Suo Dominio vide l'infanzia dell'Universo,
la creazione incorrotta della Presenza e la perfezione delle Sue
forme.
Allora Egli si affacciò alla Corte della Presenza
e reclamò la sua parte nel governo dell'Universo.
Per molto tempo la Presenza e l'Assenza rimasero fianco a fianco,
lasciando che ogni forma di vita evolvesse nell'Universo.
(...)
Dal solco della Narrazione
non germogliavano più
i Guardiani e i Messaggeri,
Note immortali generate
dalla potenza del Pathos,
ma crescevano creature
moltiplicate dalla Fortuna,
spinte dalla Necessità
e limitate dalla Morte.
E queste creature,
dalla vita breve
come falene intorno al fuoco,
nutrivano il Pathos degli Eterni
con lo splendore dei loro turbamenti.
(...)
Avvenne dunque che la Presenza e l'Assenza
coltivarono l’Antagonismo
nel Giardino degli Assoluti.
Ciò che la Presenza creava
l'Assenza non poteva sopportare a lungo
senza avvolgerlo nel suo Dominio;
così i Guardiani e i Messaggeri,
generati dal Pathos,
furono chiamati a schierarsi,
contro la loro natura,
in una guerra che sarebbe stata combattuta
fino alla Fine del Tempo.
In uno di questi scontri,
che avvenne nel Deserto della Disperazione,
Lucifero,
Principe dei Guardiani dell'Assenza,
si trovò a fronteggiare
Michael,
Principe dei Messaggeri della Presenza.
Durante il duello,
Michael affondò con forza la lama della sua spada
nel Terzo Occhio di Lucifero.
La Gemma ne venne scalzata
e come Serpente schizzò fuori dall'orbita,
si schiantò sulla Terra
e si spezzò in quattro parti.
E quando avvenne questo,
il cielo e la terra ne furono sconvolti.
(...)
E venne
il Tempo della Caduta.
Gli immortali schierati con l’Assenza,
ricondotta alle Tenebre e all’Oscurità,
furono scagliati
nell'Abisso Senza Nome.
I Messaggeri della Presenza
tornarono nei loro domini,
baluardi della Luce preservati dalla sciagura.
Gli altri,
Note vibranti del Pathos,
vollero camminare al fianco degli Uomini,
stravaganti e bizzarri
come le loro emozioni.
(...)