Roma, 3 novembre.
"E' una cosa inspiegabile. Tutto farebbe pensare a un legame con la
morte dell'avvocato Flavier del 24 settembre scorso". Questo e' il commento
a caldo del procuratore Argenti, incaricato delle indagini sul decesso
di Brian Nanix, responsabile della sicurezza dell`Ambasciata Americana
di Roma. Il funzionario conduceva una vita molto riservata e trascorreva
gran parte della sua giornata in ufficio, accanto al quale disponeva anche
di un piccolo alloggio. Raramente, a quanto sostiene, il portavoce dell'Ambasciatore,
Mr Nanix si tratteneva per la notte in qualche albergo della Capitale.
Ed e' infatti in una camera d'albergo, nello splendido e lussuoso Hotel
Bayron, che Mr Nanix e' stato trovato dalla cameriera, ieri mattina, disteso
nel suo letto, con una smorfia di terrore sul volto, i capelli completamente
bianchi, nonostante la giovane eta', e la mano contratta sul petto come
se volesse afferrare il cuore. Il medico legale ha certificato il decesso
per infarto, ma, come gia' nel caso ell'avvocato Flavier, molti elementi
rimangono oscuri, non ultimo il fatto che all'ultimo check medico presso
l'Ambasciata il funzionario era risultato perfettamente sano. |
Il prof. Violanti, noto psicofisiologo e ricercatore di fama mondiale,
intervistato in proposito ha dichiarato: "Devo dire che due casi in cosi'
breve lasso di tempo sono davvero insoliti, ma sono portato ad escludere
qualsiasi rapporto tra l'uno e l'altro. Purtroppo la gente, troppo spesso,
dorme poco e male, e questo e', spesso, causa di incidenti. Stiamo studiando
il rapporto tra Internet e la riduzione del tempo dedicato al sonno". In
effetti, e gli inquirenti lo hanno rimarcato, Mr Nanix aveva in camera
un computer portatile collegato al telefonino. Forse la navigazione in
Internet ha nuociuto alla sua salute? Per quale ragione aveva necessita'
di collegarsi in Internet da una camera d'albergo anziche' dal suo ufficio?
Domande destinate a restare senza risposta, perche' l'Ambasciata, per ragioni
di sicurezza, ha imposto lo status di valigia diplomatica sul computer
e gli inquirenti hanno dovuto consegnare il reperto al personale dell'Ambasciata.
Giorgio Pulitzer
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