Caracas, 10 ottobre 1998
Incontro Monica Montero Guerrero nella sede organizzativa del suo ufficio
elettorale, al settimo piano di un grattacielo al centro di Caracas. Mi
ha concesso questa intervista (“purché breve”, è stata la
condizione) nonostante i numerosi impegni di questi ultimi frenetici giorni
della campagna elettorale. Le elezioni presidenziali in Venezuela sono
imminenti - si votera’ il 22 novembre - e la Montero Guerrero parte in
Pole Position.
Entra nel salottino in cui mi hanno fatto accomodare, seguita da molti
giovani del suo staff. I ragazzi indossano tutti una shirt variopinta,
dove campeggia lo slogan che loro definiscono “anti-ipocrisia”: FARE POCO,
MA FARLO!
Dopo qualche rapida presentazione, manda via tutti e restiamo a quattr’occhi
E’ una donna di statura media, di corporatura piuttosto esile, graziosa
ma senza nulla di eclatante. Eppure la sua presenza “riempie la stanza”.
Ha qualcosa di indefinibile, come se emanasse una sorta di potere carismatico,
che mi predispone subito favorevolmente nei suoi confronti. Ma il tempo
a disposizione è poco, non posso sprecarlo in contemplazioni e riflessioni.
GP: Signora Montero Guerrero, tutti i sondaggi la danno vincente
con percentuali plebiscitarie. La posso chiamare fin da ora Presidente?
MMG: No, no, non precorra i tempi. Sono solo uno dei quattro
candidati. E poi i sondaggi, si sa, sono soggetti ad errori.
GP: Certo, ma quando si parla del 90-95%, per quale che sia il
margine di errore.....E poi le folle acclamanti dove le mettiamo?
MMG: Si, è vero. Sono entrata nel cuore del popolo. Hanno
capito tutti che il mio progetto politico e’ quello che ci vuole per il
Venezuela del 2000.
GP: Ma Lei fino a poco tempo fa era solo una professoressa di
Storia, attiva nel mondo della cultura e lontana da quello della politica,
se non sbaglio. Cosa l’ha portata a cambiare così rapidamente i
suoi interessi, la sua vita e, di conseguenza, il destino del Venezuela?
MMG: Qualcosa di molto importante. Posso dire che ... i miei
studi e ... le mie riflessioni... mi hanno “aperto gli occhi” sulle realta’
di questo mondo e mi hanno consentito di. trovare ... la chiave ... per
risolverne i problemi fondamentali. E’ mio dovere mettere le mie capacita’
al servizio di questo Paese, e sono riuscita a far capire questo alla gente.
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GP: Lei e’ reduce da un viaggio in Italia. Questo viaggio, in
un periodo così vicino alle elezioni, e’ in qualche modo legato
alla campagna elettorale?
MMG: Ho sempre desiderato conoscere l’Italia. E proprio li’
pensavo di trovare quel quid che mi sembrava mancare al mio programma,
per essere perfetto. Si sa, l’Italia e’ terra che ispira grandi emozioni.
Ma, per essere sincera, proprio li’ ho capito che in realta’ non mancava
proprio niente. A questo proposito desidero ringraziare gli amici italiani
che, standomi molto vicini, mi hanno aiutato a capire.
GP: Lo sa che Lei e’ stata paragonata ad un’altra donna sudamericana
che ha avuto tanto....
MMG: Si, certo, a Evita Peron. In effetti devo dire di sentire
un profondo legame con Evita. Forse anche lei aveva trovato la stessa mia
chiave, quella che ti permette di entrare in empatia con il popolo. Spero
di essere per il Venezuela quello che Evita Peron e’ stata per l’Argentina.
GP: Un’ultima domanda, signora Montero Guerrero. Come sintetizzerebbe
in poche parole il suo programma politico?
MMG: Oh, e’ semplice, bastano tre parole: ordine, giustizia,
organizzazione. La gente scende in piazza al grido di O.G.O. Con questi
obiettivi e con l’appoggio popolare si puo’ realizzare tutto, anche il
sogno del Grande Venezuela.
GP: Ah, per cominciare, il Grande Venezuela; e poi? C’e’ dell’altro
dietro l’angolo?
MMG: E’ ancora prematuro, ma ... certo...il passo successivo
può essere la Grande America Latina riunificata...
GP: ... sotto la sua Presidenza?
MMG: perche’ no?
GP: .. e poi...?
MMG: e poi... c’e’ il mondo intero che aspetta.
Mi accomiato dalla signora Montero Guerrero, ringraziandola per la sua
cortesia e facendole gli auguri per le prossime elezioni. Sorride, i suoi
occhi sembrano brillare di una strana luce, tutta la sua figura sembra
circondata da un alone di energia. Mi viene spontaneo salutarla con un
“arrivederci, Presidente”.
Giorgio Pulitzer
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