SOLE NERO
Doppia sconfitta, doppia vittoria...di Carlo Fedele e Giuseppe Curzolo
Attraversano i bastioni ormai in frantumi e si avviano verso la struttura centrale del castello passando senza nessun problema tra i cadaveri ed i feriti.
I pochi ancora vivi, strisciano via spaventati guardando la terribile aura di Horus che incede con passo regale fra di loro osservandoli con occhi freddi e spietati.
Intanto tutto sembra diventare più scuro, Joe alza gli occhi al cielo e nota come nere nubi si siano improvvisamente addensate a coprire le stelle e, come sospinte da uno strano vento, inizino a mulinare lentamente in un'impressionante spirale nel cielo che sembra avere il centro proprio sulle loro teste.
Fulmini dagli inquietanti riflessi rossastri iniziano ad attraversare le nubi mentre tuoni sempre più vicini risuonano sinistri, un vento gelido inizia a schiaffeggiarli mentre la notte è sempre più buia...
Carlo sembra non essersene nemmeno accorto, il suo viso è sempre più teso e contorto dalla sofferenza mentre abbandonano i bastioni per entrare nella struttura principale del castello.
Sprofondano nell'oscurità dei corridoi di antica pietra e ora Joe nota effettivamente come dal corpo del suo amico si emani una strana luminosità azzurra, che fuga le tenebre che li circonda.
Arrivano davanti ad un'ampia scalinata dove Carlo si ferma un attimo, si appoggia pesantemente alla sciabola affannato, mentre la sua aura luminosa sembra affievolirsi.
Guarda la sommità delle scale e a voce alta dice: - Vieni fuori, so che sei lì, fatti vedere...-
A queste parole, dalle ombre, una figura che sembra uscita da un'altra epoca, alto e possente un guerriero con una pesante armatura medievale con l'insegna della croce nera rovesciata si fa avanti.
Li guarda e con voce resa più cavernosa dall'elmo dice: - E così saresti tu il demone che ha distrutto le mura, non sei ridotto bene, che onore ne avrò dall'uccidere un avversario così malridotto, nelle sale del Vahlalla non risuoneranno i canti delle mie gesta, il campione dell'Ordine Nero ha diritto a ben più degno avversario, muori allora, tu e il tuo amico, non ho tempo da perdere con voi...-
Estrae rapidamente una pistola da dietro la schiena e scarica otto colpi verso di loro.
La rapidità con cui ha sparato è tale che Joe non può fare altro che guardarlo con ammirazione aspettando la morte ormai inevitabile.
Aspetta di sentire il dolore causato da pezzi di metallo incandescente che attraversano la sua carne, ma con meraviglia non sente niente.
Vede Carlo che sorride affaticato in piedi guardando il loro avversario: - No campione del male, non sarà così facile, io ho avuto molti nomi... io sono Horus, il Falco Solare, ma tu mi conosci come Vali, il Signore della Luce, il Guardiano del tempo di Odino, pensi che basti così poco per uccidermi, ecco il risultato del tuo patetico tentativo...-
Apre la mano e lascia cadere al suolo otto proiettili senza bossolo ancora fumanti.
Poi improvvisamente ricade su un ginocchio aggiungendo: - Vuoi ascendere con gloria al Vhalalla, bene te ne darò la possibilità, cavaliere corrotto, sarà un Templare a difendere l'onore di Horus, te la senti?-
Il guerriero risponde con una risata possente: - E sia, potente Vali, oggi è invero un giorno glorioso, prima un Templare e poi un Dio, la mia spada gronderà di sangue nobile, ed il mio vanto risuonerà nei secoli nel Vhalalla...-
Buttata la pistola gli fa cenno di salire.
Carlo guarda sorridente l'amico: - Bene caro il mio Joe, difendi l'onore del tuo Signore, ed insieme al suo il Mio...-
Salgono la scalinata e in un androne illuminato dalle torce trovano il cavaliere ad aspettarli seduto su uno scranno.
Questi si alza ed estrae la spada, con lentezza ed eleganza la porta davanti al volto coperto dall'elmo in segno di saluto per poi mettersi in posizione di attesa.Porgendo la propria sciabola: - Non temere, sebbene questa lama sia più sottile della sua, non si spezzerà, non esiste una lama umana che possa spezzarla...-
Joe prende la spada dalla mano di colui che una volta era Carlo, lo guarda per un attimo ma non riesce più a vederlo, in questo momento vede Horus, Vali, e nello stesso modo gli pare di vedere nascosto dietro un demonietto ghignante che da qualche tempo conosce bene. Soppesa la spada in con noncuranza.
- È troppo leggera! - Sente il timore che scorre nelle vene mentre il suo avversario è li che lo aspetta. - Questa spada è troppo leggera!-
Urla, ma nessun fiato esce dalla sua bocca, né il suo sguardo tradisce il timore di non riuscire a brandire quell'arma.
La fa roteare senza nemmeno guardare il suo nemico, un antico nemico, un corrotto monaco guerriero di un antico ordine che molti prima di lui combatterono portando la croce sul petto.
- Ne sarò all'altezza?- Un pensiero gli sfiora l'anima. - Perchè io Distruzione? È questo che vuoi?- Si calma e intanto prende confidenza con la nuova arma.
Estrae con la sinistra il pugnale, avrebbe preferito uno scudo o una mazza ferrata ma va bene anche il pugnale, prende tempo, ma non sono passati più di pochi secondi da quando sono entrati nella stanza - Non Desidero essere sempre Io il protagonista? Si lo Desidero, in fondo è questo il mio Destino e dentro di me ho sempre saputo...-
La calma si fa strada, il panico nelle sue vene lascia spazio all'adrenalina e alla determinazione.
Non c'è molto tempo il rito li aspetta.
- Non posso nemmeno fare aspettare il mio avversario! - Fa un passo avanti.
Lo saluta come si conviene portando la spada davanti al viso.
- Io sono Joe Kurtz Lock uno degli ultimi Templari rendimi onore e ricorda il mio nome se avrai la mia vita, come io ricorderò il tuo se perirai!-
Il nero cavaliere lo guarda da dietro il suo elmo cornuto.
I suoi occhi freddi sono quelli di chi ha combattuto molte battaglie ed è l'unico che è sopravvissuto ed ora può raccontarle.
Con calma glaciale risponde: - Io sono Stephen Wittemberg, ultimo campione dei cavalieri della croce capovolta, e ultimo Signore di Meningen...-
Poi con voce terribile aggiunge: - Bene Templare, mostrami i vostri progressi...-
Joe capisce che il suo avversario non lo teme.
Schiva un fendente che gli avrebbe staccato un braccio se solo come il suo avversario fosse stato appesantito da un'armatura. È drammaticamente veloce.
La sua spada pesa più di quella del Templare.
La sua armatura dovrebbe rallentarlo.
Ma la loro velocità è praticamente uguale.
Lo spadone del guerriero nero sibila e saetta in una specie di danza mistica mentre Joe non può fare altro che parare goffamente i colpi senza nemmeno provare un attacco.
- Sente l'odore della mia paura, lo riesco a sentire persino io...- pensa, - Sa di essere più forte e più preparato di me per questo momento...-
Mentre questi fugaci pensieri attraversano la sua mente sente gli occhi di Horus che scrutano il Destino preoccupati per scoprire cosa ne sarà lui.
Il monaco guerriero a un certo punto si ferma senza nemmeno più guardarlo e si volta verso Horus: - È questo il tuo campione?!?-
Ringhia mentre una risata gli esplode in gola.
Horus tace senza guardare ne lui ne Joe.
Il suo sguardo è perso nella bolgia del Tempo e dello Spazio osservando ciò che nessuno può vedere, scrutando ciò che nessuno può guardare.
- Attento Duca di Wittenberg, lo scontro non è ancora finito, ed il Destino non ha ancora scelto...- Sono le uniche parole che pronuncia con una voce talmente glaciale da far pensare alla morte.
La sua risata ferisce Joe più di qualsiasi lama.
- E sia, se è giunto il momento di morire guarderò la morte in faccia...-
Fa un passo indietro e ripete il saluto.
Il suo avversario lo guarda con l'aria del maestro che guarda un promettente studente, che è bravo ma pecca in qualcosa. Alza nuovamente la sua spada in risposta al saluto e con calma dice: - Che sia Odino a decidere il nostro Destino, che sia il suo arciere a giudicare fra noi...-
Joe prova un timido attacco che il cavaliere evita senza problemi.
Però il Templare prende fiducia in se.
Ora gli attacchi si alternano e la lama del cavaliere oscuro fa scintille quando il Templare la para con il lungo pugnale che porta nella sinistra. Ai suoi affondi di punta con la spada a due le mani rispondono i movimenti armoniosi e aggraziati di Joe dovuti al tipo di spada che impugna.
Movimenti sempre più precisi e circolari che ricordano il movimento del sole, opposti ai bruschi affondi dell'altro.
- Non c'è tempo!- si dice. Raccoglie le energie e prova a portare un colpo decisivo.
Al suo affondo con velocità quasi inumana il Templare schiva ruotando su se stesso e si ritrova alle sue spalle in una posizione ideale per sferrare un fendente mortale.
- Non posso, non io, non ora, il nostro codice, il nostro onore, il mio onore!-
Joe fa un passo indietro senza attaccare.
Il suo avversario sa di essere morto ma non sente il colpo arrivare.
Poi di scatto si gira portando un colpo di una brutalità incredibile.
Il Templare sembra vedere sotto la celata degli occhi rosso fuoco bruciare di rabbia, di quella rabbia di chi si sente offeso perché sa di essere stato risparmiato, di chi non accetta favori da nessuno, soprattutto da chi ritiene non sia alla sua altezza.
Si accorge del colpo ma l'unica cosa che può fare è mettere in mezzo il pugnale sperando che basti a salvargli la vita.
Uno schianto.
Mille schegge schizzano da tutte le parti mentre il pugnale si frantuma sulla punta della spada e Joe cade all'indietro per la potenza del colpo.
Gli è andata bene.
Rialzandosi vede il nemico che guarda la sua mano sinistra, sente l'odore del sangue, vede che cola dal pugno che ancora stringe l'impugnatura saldamente ma non sente il dolore.
Si concentra ma non lo sente.
- Che sia un segno?-
Il cavaliere Nero invece di continuare indietreggia di un passo.
Lo guarda come in attesa.
Il suo sguardo è ancora colmo d'ira.
Ma è un guerriero troppo vecchio.
Lui conosce le regole.
Le ha vissute fino ad ora.
È disposto a morire per loro.
Joe sorride.
Visto che gliene da il tempo estrae il secondo pugnale dall'anfibio e si prepara per il suo nuovo assalto.
- Strana la sorte, combattiamo fino alla morte per ideali che il mondo non ricorda ormai più...-
Legge nei suoi occhi che il prossimo sarà l'ultimo assalto ed è pronto a riceverlo.
Una finta.
Il vero colpo, dal basso verso l'alto.
Per fortuna Joe è più veloce.
La sua sciabola colpisce intenzionalmente la spada, facendola deviare quanto basta a salvarlo.
Con uno scatto fulmineo gli è addosso.
Sa dove colpire, dove l'armatura non può nulla.
Il pugnale guizza sotto l'ascella conficcandosi fino al paramano.
Lui cade sulla schiena.
È a terra mentre dalla ferita sgorga sangue in abbondanza.
Non un gemito, non un lamento.
Si toglie a fatica l'elmo per guardarlo in faccia.
Lentamente si trascina fino ad una parete per appoggiarsi pesantemente mentre ansima.
La sua vita sta rapidamente scorrendo via e lui lo sà, ma non gli importa.
Lo guarda con un freddo sorriso e sussurra: - Bravo Templare, avete fatto progressi, ma la tua spada, un'arma incredibile, degna di un Dio, un acciaio così resistente, non importa, Odino ha deciso, e io mi inchino al suo volere, non rimpiango niente, muoio come ho vissuto, da cavaliere dell'Ordine, ora aspetto solo il giudizio di Vali, addio Joe Kurtz Lock, ci rivedremo nell'ultima battaglia alla fine dei tempi...-
Poi guardando Carlo spira con gli occhi aperti con quello stesso sguardo fiero con cui li aveva affrontati.
Horus stanco si trascina verso il suo avversario ormai morto, si piega su un ginocchio accanto a lui e gli chiude gli occhi.
- Addio guerriero, Vali ti giudica degno del Vhalalla, io stesso narrerò al sommo Odino delle tue gesta, del tuo ricordo risuoneranno le stanze della Casa d'oro, la luce di chi è morto per il proprio ideale ti guiderà finalmente a casa, lì aspetta tranquillo, lì ci rincontreremo per combattere Ragnarok, l'ultima battaglia...-
Poi si alza a fatica e guardando Joe con uno sguardo pieno di tristezza dice: - Questo è il Destino che ti sei scelto, dove l'unica soddisfazione è il saper morire come si è vissuti, e non è cosa da poco, ricordalo cavaliere Templare...-
Mentre lo ascolta improvvisamente il Templare sente una fitta di dolore all'attaccatura della spalla e ora che l'effetto dell'adrenalina sta scemando si rende conto che la punta spezzata della spada del suo avversario è abbondantemente immersa nella sua carne.
Guarda l'avversario morto che ancora stringe la propria spada spezzata e finalmente capisce le sue parole.
Se la sciabola di Carlo non avesse spezzato lo spadone deviandolo.
Adesso sarebbe morto lui con un polmone perforato.
Horus guarda Joe rendendosi conto che ha capito e guardando il corpo esanime del cavaliere teutonico dice solo: - Doppia sconfitta, doppia vittoria...-
Senza una parola si preparano ad andare avanti.
Il loro obiettivo non è ancora raggiunto.
I loro numerosi compagni sono dispersi.
E veramente troppa gente è morta in questa battaglia.
Un battaglia non ancora giunta al termine...
PATHOS © 2001
Associazione di Letteratura Interattiva