SOLE NERO
By, by Meningen...

di Carlo Fedele

Si ringraziano per la partecipazione : 
Tarrant, Tiresia, Misha, Lazar, Tenebrae, Alexander, Haba.


Con Davide in testa seguito da Tiresia e Horus, Joe e Haba entrano nel varco che dal muro della sala del Rito dà sulle scure scale a chiocciola. Subito dei rumori provenienti dal basso richiamano la loro attenzione. Un attimo dopo i due gruppi si rincontrano, Lazar, Misha, Tarrant, Alexander e Lucio appaiono dall'oscurità con le armi in pugno pronti a scaricare un torrente di fuoco sui loro compagni che si stanno preparando a fare lo stesso.
Un attimo di silenzio, poi il sospetto viene sostituito dalla felicità.
Questa però ha ben poca durata, perché i rumori dai piani superiori li richiamano subito alla realtà...
Lo scontro non è ancora finito...
Lazar guarda Horus e Tiresia con aria interrogativa.
I due confermano la sua silenziosa domanda con un cenno stanco ma risoluto.
- Mi pare che non abbiamo scelta, fratelli, la battaglia finale ci aspetta sul tetto, non possiamo lasciarceli scappare proprio adesso. Coraggio, un ultimo sforzo, e tutto quello che abbiamo fatto non sarà inutile...-
Con la mitraglietta pronta a sparare, si avvia verso l'alto, facendo segno agli altri di seguirlo.
Tiresia lascia Horus e sorpassa Lazar.
Tutti salgono rapidi. Il primo è Tiresia che sembra animato da una foga innaturale.
Dietro ci sono Lazar, Horus e Misha, dietro tutti gli altri con Tarrant che chiude la fila coprendo le spalle agli altri fino ad arrivare all'uscita del torrione che dà sul tetto.
Jacopo mette il naso fuori, salendo verso il torrione e si prepara a rendersi invisibile attingendo a quel poco potere che gli è rimasto quando percepisce qualcosa di strano nell'aria.
Ricorda le parole di Horus: - Qualcuno sta mutando le possibilità in nostro sfavore...-
Poi un rumore dall'alto e un grosso frammento di roccia cade proprio dove si trova.
Un balzo rapidissimo di lato e si salva la vita ma ora è allo scoperto visto dai mitraglieri sull'elicottero.
Immediatamente quello del suo lato inizia a sparare con il suo pezzo pesante mentre altri uomini appena saliti iniziano a sparargli con pistole e mitragliette.
Si butta al coperto mentre anche i suoi iniziano a rispondere al fuoco da dentro il torrione.
Con stupore vede nell'elicottero una figura bassa vestita con una vecchia uniforme delle SS e con piccoli occhialetti sul naso, una figura scappata al passato per tornare a disturbare i sogni dell'umanità... Accanto ad un uomo alto che sta fumando una sigaretta con un bocchino e che porta un vecchio monocolo si trova vivo e vegeto Heinrich Himmler, Reich Fhurer SS e Sommo Signore dell'Ordine Nero, a quanto pare sfuggito anche al Tempo ed alla Morte...
Lazar dopo un attimo di stupore, poggia la mitraglietta accanto a sé, estrae la P-38 e tenendola con entrambe le mani prende accuratamente la mira.
Ha la testa precisamente nel centro del mirino.
Basta sparare.
Sa che il suo bersaglio è ormai carne morta...
Sorride malignamente: - Bay, bay, Himmler...-
Sta per spingere il grilletto quando accade l'imprevedibile.
Un colpo sbagliato scheggia il pavimento in pietra.
La scheggia di pietra gli rimbalza sulla canna della pistola facendogli sbagliare la mira.
- Cazzo...- ringhia, - che sfortuna sfacciata...-
- Ma sarà poi sfortuna? - si domanda, - Horus non aveva detto qualcosa in proposito? -
Una strana sensazione inizia a innervosire l'esperto guerriero.
Intanto Tiresia si rannicchia il più possibile, cercando il massimo della copertura.
Una volta al coperto cerca di capire cosa c'è nell'aria.
Si avvicina il più possibile ad Horus.
- Dobbiamo capire cosa accade intorno a noi e decidere nel più breve tempo possibile cosa fare...-
Pensa mentre tenta di prepararsi dalla tempesta di fuoco che li circonda.
Tarrant, ultimo della fila, quando mancano pochi scalini nota subito Lazar che ha mirato a qualcosa, istintivamente il suo sguardo segue la traiettoria.
Quello che vede è terribile, anche peggio degli zombie incontrati nei sotterranei: Himmler cammina ancora su questa fottuta palla di fango.
Lazar ha sparato e quel bastardo è ancora in piedi e lui non capisce come.
La sua mano corre veloce a puntarsi verso l'obiettivo, è fin troppo facile non serve neanche mirare.
Sta per premere il grilletto ma proprio in quel momento inciampa nell'ultimo gradino.
Tarrant è perplesso, nonostante la ferita al fianco non avrebbe mai commesso una distrazione del genere. Ha perso un'occasione fin troppo ghiotta, sente rabbia e vergogna montargli dentro ma le reprime immediatamente sapendo ormai cosa potrebbe succedere.
Lazar si guarda intorno, vuole capire cosa succede. È inutile buttarsi avanti, fare l'eroe, rischiare la vita, se c'è qualcosa che impedisce ai suoi colpi precisi di centrare il bersaglio.
Cerca di vedere cosa fa Horus e lo intravede insieme a Tiresia e Tarrant.
- Che cazzo succede qui?-
Urla verso di loro, sperando che sentano la sua voce nel frastuono che li circonda.
- Noi siamo tutti pronti ad una lotta all'ultimo sangue, ma vorremmo che il sangue sia il loro, non il nostro! -
Un'espolsione.
- Potete fare qualcosa voi che siete Dei?- Poi rivolto agli altri fratelli rimasti indietro.
- Aspettate, non fate gli eroi, per come stanno le cose, è inutile sprecare proiettili, non vi scoprite,
c'è qualcuno che ci rema contro!-
Poi con un ringhio rabbioso. - Ma porca puttana di una stronza Fortuna, che modo è questo di trattare i "buoni"?-
Horus si trova vicino al torrione, appoggiato defilato ad una parete esterna, ormai pallidissimo.
Tiresia con uno scatto bruciante corre verso di lui mentre il suolo alle sue spalle viene letteralmente arato da una lunga raffica di mitragliatore pesante.
Tarrant si rimette in piedi e scatta verso un riparo dove si trovano Tiresia e Horus.
Il fianco brucia e il respiro comincia a farsi irregolare. Una volta arrivato al loro fianco guarda il braccio di Fidel e lo sfinimento che traspare dietro lo sguardo fiero di Jacopo.
Con un refolo di voce senza rivolgersi a nessuno in particolare: - Figlio di puttana, forse questa sarà la mia ultima notte da vivo, ma neanche tu ne vedrai l'alba, che dite è arrivato il momento di giocarsi il tutto per tutto?-
Tarrant rabbrividisce un momento mentre nella testa realizza cosa significhi per lui ciò che ha appena detto.
Tiresia chiede qualcosa ad Horus guardandolo con aria interrogativa, mentre l'altro con lo sguardo fisso sull'elicottero risponde: - È inutile fratello, non ce la faccio, su quell'affare c'è qualcuno che manipola il Destino, ed è molto meno stanco di me, per gli Eterni quanto è forte, se continuiamo così c'è il rischio che ci faccia uccidere fra noi...-
Riprende un attimo fiato mentre il rumore del secondo elicottero si fa sempre più vicino.
Gli occhi di Horus sembrano guardare lontano nel nulla poi improvvisamente si dilatano e grida:
- Noooo!!!!!- Guarda Tiresia terrorizzato e riesce solo a dire: - Scappa!!!!!-
Mentre Lazar sta gridando qualcosa verso i tre, l'elicottero d'assalto punta verso la struttura centrale del castello le sue terribili armi di morte.
Intanto mentre l'elicottero atterrato sta decollando Misha gli lancia dentro le sue ultime granate, queste coprono un arco perfetto, ma all'ultimo momento un'improvvisa folata di vento ne piega la discesa facendole volare non distanti dall'altro elicottero pronto al fuoco.
L'esplosione è tale da spostare la traiettoria della raffica del cannoncino principale del veicolo.
Così il colpo che doveva essere solo un diversivo con letale precisione trapassa il torace di Jacopo facendolo esplodere in un mare di sangue ed interiora.
Adesso tutto sembra rallentarsi, Lazar e Misha vedono con orrore il viso di Himmler sorridere malignamente soddisfatto, come se ciò che casualmente è successo fosse una cosa prevista e voluta, mentre l'elicottero su cui si trova si allontana nel cielo.
Tarrant impallidito vede Carlo trascinarsi verso il corpo di Jacopo senza vita che lentamente cade al suolo martoriato gridando: - Noooo!!!!-
Fa per seguirlo colmo di irrefrenabile ira, iniziando a correre disperatamente e scaricando entrambe le pistole verso il nemico che si allontana.
- Bastardi, dove andate, vi ucciderò, ve lo prometto, avrò le vostre vite, fosse l'ultima cosa che farò!!!- Grida il killer.
Poi vede Carlo sul corpo spento di Tiresia con il viso rigato dalle lacrime e per un attimo si ferma terrorizzato dall’espressione della Nota.
Vede i suoi occhi infiammarsi di rosso incandescente mentre il suo corpo s'illumina di una luce azzurra accecante, poi lo sente ringhiare qualcosa del tipo: - Non è Giusto, il Destino è stato mutato, io non lo accetto, io sono Desiderio di Destino, guarda il mio potere, maledetto, che ciò che è stato, non sia, che ciò che sarà sia diverso da ciò che è stato, lo Desidero, lo pretendo, lo ordino...-
E l'incredibile avviene davanti ai loro occhi: vedono tutto tornare indietro, con una lentezza maniacale, vedono i colpi uscire dal corpo di Jacopo per tornare alla canna che li aveva sparati, il corpo di Jacopo reintegrarsi e tornare dove si trovava prima di essere colpito, le granate ricostituirsi e tornare nelle mani di Misha, tutto torna come era alcuni istanti prima, poi il tempo, sembra riprendere il suo corso normale...
Mentre l'elicottero atterrato sta decollando Misha sta per lanciargli dentro le sue ultime granate, quando Horus con voce fra il supplichevole e l'imperioso grida: - Non farlo, ti prego...-
Questo si blocca e il Destino prende un altro corso...
L'elicottero decolla nuovamente e l'elicottero di scorta spara lo stesso con il cannoncino, ma questa volta il suo bersaglio è la struttura della torre, come doveva essere fin dall'inizio, così che le macerie causate blocchino la loro linea di tiro.
Lazar nota come il viso di Himmler mentre si allontana sia ora arcigno e alterato, come se qualcosa non fosse andato come doveva...
Tarrant stupito guarda Horus che con un sorriso tirato guardando l'elicottero sussurra: - Ci sarà una prossima volta, non è ancora finita, alla prossima bastardo...-
Poi crolla per terra con la faccia su di una grossa macchia di liquido scuro formata dal sangue della ferita alla spalla che continua a fuoriuscire lentamente.
Jacopo cade pesantemente sulle ginocchia, quasi un'invisibile forza gli avesse tagliato le gambe. I suoi movimenti sembrano innaturali, rigidi, quasi il suo corpo fosse percorso da un unico, immenso, interminabile spasmo muscolare. Si trascina sulle sole braccia verso il corpo di Carlo. Ha appena la forza di mettergli un braccio sulla schiena, in un affettuoso, quanto inutile, gesto d'affetto: il suo viso è una raccapricciante smorfia di dolore, sofferenza, stanchezza. Muove la bocca, senza emettere alcun suono. Poi crolla.
Il fumo intorno comincia a dissolversi, l'adrenalina diminuisce, vengono prestate le prime cure ai feriti, ci si guarda intorno, si ripensa a quanto accaduto negli ultimi convulsi minuti. 
Il più è fatto, manca solo il rientro a casa dalla Germania. Per quanto difficile, se paragonato con quanto vissuto nelle ultime ore, sembra quasi una passeggiata.
Poi, ad un tratto, il corpo di Jacopo, che nello svenimento pareva aver perso una parte di quell'innaturale rigidità, viene percorso da brividi, sempre più intensi, fino a sfociare in una specie di crisi epilettica.
Viene girato, per evitare che sbatta violentemente il viso, ma gli altri non riescono a trattenerlo, né a stargli vicino. Dalla sua bocca, deformata dal dolore e dall'odio, escono parole in un linguaggio a tutti sconosciuto, improvvisamente i suoi occhi si aprono e con orrore vedete solo il bianco della pupilla. Adesso ride, ma di un riso amaro, cattivo, sempre in quella lingua sconosciuta, poi torna l'espressione dura e deforme di poco prima. Le sue braccia sbattono ovunque, come tentacoli impazziti; le dita sfregano la pietra del pavimento, sottili rivoli di sangue iniziano a scorrere dalle
sue dita, contorte e rigide come i rami di un albero in autunno. È un spettacolo straziante, ma nessuno ha il coraggio di avvicinarsi, quasi bloccati da un timore reverenziale, cose se s'intuisse che sia una battaglia che viene giocata in altri luoghi e che nessuno può far nulla, se non guardare.
Ad un tratto porta le braccia al petto e si alza di scatto sul tronco: il suo urlo viene da lontano, lacera le loro orecchie, scuote la loro anima e lacrime di sangue sgorgano dai suoi occhi senza luce. Le lacrime disegnano sottili linee sul suo volto che, come per il resto del corpo, inizia a rilassarsi ed a perdere quell'innaturale "rigor mortis", che lo faceva assomigliare più ad un manichino, nei movimenti, che ad un essere umano.
China la testa, tutti intuiscono che qualunque cosa fosse, è finita. Il suo sguardo adesso è su di loro, i suoi occhi hanno ritrovato il colore, il suo viso è adesso disteso, stanco ma non deforme. 
Poggia una mano su Carlo, sembra comunicando qualcosa che solo i due sanno o comprendono.
Infine si rialza, alla meglio, e si dirige verso il basso.
Davide dopo averlo aiutato a rialzarsi, sostiene Horus, tenendolo per la vita con il braccio sinistro, mentre con la destra impugna ancora la P-38.
Durante il percorso, tra le rovine e il fumo, chiede: - Signore, mi rendo conto che non tutto è andato come doveva, ma siamo almeno riusciti a bloccare il rituale?-
Carlo gli sorride stancamente: - La Croce è andata, questa è la nostra vittoria amico mio, nessuno più potrà tentare di fare una cosa del genere, qualcosa di terribile è accaduto però, ma noi siamo ancora vivi, e avremo un altra opportunità, la bilancia è ancora in equilibrio, nessuno ha ancora vinto...-
Lazar si gira un attimo a guardare il campo di battaglia appena abbandonato, con le sue rovine fumanti, il terreno imbevuto di sangue, i corpi straziati sparsi come fiori di carne in un prato delle regioni infernali. Un brivido percorre il suo corpo teso e sovraccarico di adrenalina.
- Questa è la mia vita, questo è il mio piacere e il mio incubo, questa azione mi ha fatto sentire forte e consapevole del potere di dare la morte, anche se mi sono scontrato con forze troppo "alte" per le capacità umane. 
E ora? Ci sarà ancora, nel futuro, per me, tutto questo?
O Meningen è stato il mio "canto del cigno"? 
So bene cosa mi aspetta di qui a pochi giorni.
Una voce petulante risuona nella mia testa "Il tempo sta per scadere, il tuo tempo volge al termine..."
Non sarebbe stata preferibile una morte gloriosa sul campo di battaglia, piuttosto che ciò che è in agguato dietro l'angolo? 
Sicuramente, ma ho perso l'occasione. L'istinto di sopravvivenza ha avuto la meglio, e poi ho dei doveri da compiere, dei problemi da risolvere.
C'è qualcuno che conta su di me per ricominciare a vivere. 
Coraggio, soldato. Una battaglia si è conclusa, un'altra sta per cominciare.-
Lanzar Pensa tutto questo mentre raggiunge i suoi compagni. 
Li guarda uno a uno con gratitudine.
Forse loro non se ne accorgono e comunque non sanno il perché.
- Grazie a loro ho un ricordo in più da portare con me, dovunque il Destino vorrà condurmi...-

È infine il 17 Giugno sera, sono passati due giorni dalla notte dell'assalto al castello.
Una jeep, un'alfa 145 nera, una moto, due golf e una polo tutte e tre a noleggio, stanno parcheggiate al limitare di una strada sprofondata in un bosco nei pressi del confine Austro-Tedesco.
Tranne Misha che è sparito quella stessa notte appena usciti dal castello, ci sono tutti, anche Giorgio che li ha raggiunti solo e non poco rabbuiato la sera successiva.
Ha voluto parlare da solo con Fidel e da allora non ha più detto niente.
Quando gli hanno fatto domande su Gabriel hanno notato un'espressione di tristezza e sofferenza apparire sul suo volto, e non ottenendo risposte utili se non - è andata...-, - è tornata a casa...-, - non so dove sia adesso...-, preferiscono lasciare cadere l'argomento.
Adesso sanno che dopo tutto il tempo e i pericoli passati insieme negli ultimi mesi è il momento di separarsi, ma nessuno vuole fare la prima mossa, quasi che tutto potesse rimanere così come è ora se nessuno rompesse l'incantesimo...
Si guardano, ripensando al fortissimo legame che si è creato tra di loro, un legame che può crearsi solo tra chi ha condiviso vita e morte, entusiasmo e rassegnazione, vittorie e sconfitte.
Si guardano senza parlare volendo solamente assaporare gli ultimi attimi insieme.
Sono tutti malridotti, anche chi non è stato ferito ha uno sguardo stanco e spento, provato da cose che un uomo non dovrebbe mai vedere in vita sua...
Mentre il sole tramonta sui boschi al confine tra Germania e Austria, mentre la luce rossa del crepuscolo tinge le foglie verde scuro di una inquietante sfumatura rosso sangue, solo il rumore di un caldo vento proveniente da ovest disturba il loro silenzioso commiato.
Poi improvvisamente l'incantesimo viene spezzato e Carlo parla: - Bene amici miei, è tempo di tornare a casa, il Sole Nero non esiste più e questa è la nostra vittoria, Himmler è stato riportato in vita e questa è la nostra sconfitta, con lui ora c'è qualcuno che può influenzare il Destino e questo deve essere il nostro terrore...-
Sorride stancamente: - Avevo deciso di radunare un gruppo per difendere il Pathos e l'umanità, ed il Sovrano ha radunato voi, e non posso che ammettere che ancora una volta non ha sbagliato, questo scontro è finito pari, ma avremo una seconda possibilità, c'è sempre una seconda possibilità, comunque voglio che sappiate che è stato un onore avervi con me...-
Detto questo li abbraccia uno a uno soffermandosi solo un attimo mentre scambia un sorriso d'intesa con Jacopo. Poi, dopo tutti i saluti del caso e le promesse di reincontrarsi nuovamente solo anche per vedere come stanno, si separano.
Joe salta sulla moto ed è il primo a sparire, Tarrant e Lucio se ne stanno per andare con la jeep, mentre Lazar è già andato con una delle due Golf, sull'altra salgono Alexander e Davide, sull'Alfa ci sono Haba alla guida e Carlo accanto che non può ancora guidare, mentre Jacopo è in macchina con un taciturno Giorgio.
Stanno per partire quando il cellulare di Carlo squilla, lui risponde e poi sorridendo abbassa il finestrino per gridare a chi c'è ancora: - Li abbiamo ancora, fonti certe dicono che a Settembre saranno in Sud-America, alla prossima volta gentaglia...-
Le macchine si allontanano dirette in punti diversi del confine per attraversarlo senza dare nell'occhio. Dove prima si trovavano tutti ora resta solo una nuvoletta di polvere e per terra una cartolina rovesciata persa da qualcuno che una ventata rigira mostrando un vecchio castello con la scritta By, by Meningen...
 


E con questo finisce la lunghissima avventura del Sole Nero…
Ancora una volta voglio ringraziare tutti i partecipanti…
Giorgio (Notti), Stefano (Misha), Alessandra (Lazar), Giuseppe (Joe), Lidia (Haba), Jacopo (Tiresia), Carlo (Horus), Alessandro (Haag), Davide (Tenebrae), Lucio (Napoli), Teo (Brother Rotshild), Marco Oreste (MOMM), Marco (Tarrant) 

Fine

 

PATHOS © 2001
Associazione di Letteratura Interattiva