SUSSURRI
 

di Yuri Artioli
voce narrante: Desiderio di Distruzione


 

Addio dormi tranquillo
Perché non finisce qui
L’avventura è ripartita
Resta intatta l’ultima idea
E da qualche parte nel mondo
C’è qualcuno come te
Che prepara un nuovo viaggio

(da “Transamerika” dei Modena City Ramblers)

 

È ora.

Lo lascio, mentre per l’ennesima volta è inseguito dall’ennesimo uomo al soldo dell’ennesimo paese che in nome di una presunta sicurezza stermina popolazioni intere.

Lo lascio, anche se non vorrei, ma non posso fare altrimenti. A quanto pare ci sono riusciti, il Seme è intatto.

Lo strappo è secco, forte, violento. Vengo catapultato in alto, per la prima volta dopo tanto tempo volo libero. Laggiù l’artiglieria pesante continua il suo fuoco scellerato contro le abitazioni civili, terribili covi di bambini che fortunatamente i genitori hanno portato lontano.

Vorrei calarmi impetuoso su di loro e vomitare fiamme, ma questa non è più la mia guerra. Sono loro a combatterla e sono loro a doverla vincere.

Oramai gli spari non sono che luccichii lontani, e sotto di me lo spettacolo del mare in burrasca di notte. Non poteva esserci saluto migliore. Quanto vorrei essere ancora in lui e poter sentire i capelli scompigliati dal vento, gli occhi che lacrimano e i polmoni che si gonfiano.

Mi abbasso fino ad arrivare a meno di un metro dall’acqua che in risposta si agita ancor di più. Mi allungo per sentirne la freschezza, ma invece sento solo una forte ondata di carica rabbiosa che penetra dentro di me. È piacevole, corroborante, eppure non è la stessa cosa, ma so di dovermi accontentare: è l’unica cosa che io posso provare.

Uno strappo mi riporta in alto veloce verso la meta. Qualcuno ha fretta. Beh, si fotta! E questa volta sono io a tirare, lo spettacolo per me deve ancora finire e me lo voglio godere tutto.

La carica del mare va a frantumarsi contro le scogliere generando enormi spruzzi d’acqua che salgono fino al cielo. Come fanno a non voler più vedere tutto ciò, come fanno a volerci rinunciare.

Mi giro e davanti ai miei occhi si presenta un altro spettacolo di incommensurabile bellezza.

Lo spicchio di luna risalta come un faro nel buio della notte, eppure riesco a cogliere ogni più piccola stella. Chiudo gli occhi per fissare dentro di me questa meraviglia in maniera che, comunque vada, questo non lo perderò mai.

Li riapro con la sensazione che qualcuno mi stia osservando: è la luna, che illumina il mio volto. La guardo con immensa tristezza e nostalgia. Il mio Desiderio comincia a vibrare, come se fosse in risonanza con qualcosa. Per un attimo il volto di lei sembra sovrapporsi alla luna e poi comincio a precipitare.

Devo essere arrivato. Già, non c’è dubbio, lo sento è tremendamente vicino e mi chiama a sé. Con sempre più forza. Come in mezzo ad un gorgo scendo sempre più veloce. Comincio a sentire la presenza dei miei fratelli, dei miei amici, e su tutte la sua. Il suo amore, il suo cuore infranto, la sua fibra.

Oramai mi ha quasi catturato, o ora o mai più, e quindi…

ORA!

La mia rabbia, la mia foga, il mio ardore, la mia volontà in un solo istante esplodono.

Non mi avrai senza lottare!

Prendo forma, la forma che loro hanno deciso per me, la forma che loro hanno preferito.

Vedo i miei fratelli che inseguono ciechi il loro Desiderio mentre ascoltano i dettami delle Streghe. Vedo i miei amici che tentano da soli di scrivere il Destino di tutti.

E in mezzo c’è lui, che assieme ad un piccolo manipolo di uomini e qualche Nota, sta cercando di concretizzare coscientemente il suo Desiderio. Mi ci avvicino, sembra non notarmi neppure, ma sento il suo calore che mi saluta.

Sta finendo di preparare il necessario per il rituale, sembra che sia lui a dirigere le operazioni. Vuol dire che non ho sbagliato.

Manca un pezzo. Entra in panico. Calma, ragazzo, calma.

Poi Cagliostro avanza e comincia a parlare. Di un millennio dell’uomo. Scelto dalle Note? Mi sembra di essere tornato all’inizio, in mezzo a gente che in nome del bene di tutti calpesta tutti quelli che ha attorno. Provo a farglielo notare, ma è ovviamente inutile.

Non è solo, sono in sette. È una congiura. Bel modo per regalare un millennio.

Uomini e Note preparano il loro rituale. Lui è fermo, immobile. L’occhio sbarrato. Lo sguardo spento. Non è questo il momento, ragazzo, non ora, non così.

Oramai tutto sembra essere pronto per il rituale. Va bene fratelli l’avete voluto voi. Non volete mollare, non credete nei vostri figli tanto da affidare voi stessi nelle loro mani e andare nudi incontro al Destino che loro vogliono per voi? Volete ancora una volta scrivere al posto loro?

Beh, non crediate di potere fare come sempre, di scrivere da soli la storia, dimenticando i particolari scomodi.

Lo guardo fisso negli occhi, ancora attoniti, stupiti. Il mio sguardo giunge fino al suo cuore, oppresso da tanto rancore. Penetro a fondo, oltre la gabbia che lo rinchiude e mortifica, fino a ritrovare il calore che amo e l’ardore che conosco, e qui gli lascio la mia eredità e tutto me stesso.

Ora sono nudo, nudo di fronte al mio Destino. Mi giro e vedo il Seme che brilla tronfio. Una smorfia diabolica sulla mia faccia, un sorriso di sfida: volevi me? Sto arrivando!

A passi decisi mi avvicino al punto attorno al quale gli Euforici stanno officiando il rito.

Taliesin mi nota e mi si para davanti. Vuole fermarmi. Illuso. Non è il momento, devono ancora chiamarmi, mi dice. Ma non sono qui per loro. Sono qui per Destino.

Mi lasciano passare, capiscono, o quanto meno dicono di capire. Alcuni mi salutano con parole di ammirazione. Il bardo addirittura mi augura buon lavoro. L’ho sempre saputo che in loro non c’erano nemici. Se solo fossero stati meno ciechi e meno sordi!

Bene è il momento. Mi avvicino al Seme che ora tenta di respingermi. Non mi riconosce, non mi vuole più. Forse le mie corde sono troppo sottili per la sua Rete, o forse è per quello che tengo racchiuso nel mio nodo. Beh, caro, non ci puoi far niente, oramai non ci puoi far niente.

Irrompo dentro e la mia forma si dissolve travolta da un’ondata di energia pura. Mi sento come afferrare da due parti ma non riesce ad imbrigliarmi nella rete, i miei fili non si annodano. E continuo ad entrare, oltre Okeanos, cercando le profondità del Seme ove piantare la mia ribellione.

Ma lui non ci sta, non può starci, non gli è permesso, non può portare con sé il mio regalo. E allora, come ogni potente di fronte all’uomo che pur nudo lo sfida a testa alta, fa l’unica cosa che gli viene in mente di fare: annientarmi. Lo vedo mentre richiama tutta la sua energia e prepara il colpo mortale. Ma non mi fa paura, io ho già vinto.

E poi arriva. Più violento di mio padre, il Seme mi colpisce con inaudita forza, quasi mi annienta, ma io resisto.

Te l’ho già detto, non mi avrai senza lottare.

Quasi con scherno aumenta la sua forza, mi schiaccia, mi sento comprimere sempre di più, ma non per questo mi sento vinto. Anzi, più soffro e più mi oppongo, sempre con maggior volontà. Resisto, più a lungo di quello che pensavo, forse qualcuno è dalla mia parte, forse qualcuno mi sta dando la forza di cui necessito.

Ma lui s’è stufato. E con ancor più forza mi colpisce, e questa volta vuole farla finita, e non c’è modo per opporsi. Mi sento dilaniare, esplodere in mille frammenti, il mio nodo si sfalda in tanti pezzi che vengono proiettati il più lontano possibile, il più veloce possibile.

E vedo che succede fuori. Vedo Disforia concludersi. Vedo lui. Ha agito. Euforia procede. I congiurati non sono. Di là un ignaro morto. Poi gente che gioca. I pescatori in alto mare. Un bambino che piange per il freddo. Giovani che vengono sgozzati. La neve che cade. Due giovani fare l’amore sulla spiaggia. Un bambino che ripassa saltellando per i prati. Altri due che imbracciano il fucile. Un condannato ucciso. Un albero salvato. Vedo il tramonto. E l’alba. Sono ovunque. E in nessun luogo.

Poi mi sento tirare indietro. Come pescato all’interno di una rete, vengo raccolto, ovunque io sia. Ma la rete ha le maglie larghe, e la mia Storia ora altro non è che una raccolta di brani e sussurri. E questi scivolano lungo le maglie della rete e si liberano. E volteggiano nell’aria, liberi, fino ad arrivare ad essere uditi.

Da quel giovane che non accetta che stranieri dicano com’è il suo paese.

Da quei soldati che lottano per non essere soldati.

Da quell’uomo che mendica in mezzo ai soldi.

Da quella bambina che piange ricordando casa.

Da quei bambini che piangono l’infanzia.

Da quei giovani che rifiutano di essere come i loro padri.

Da quei padri che rifiutano di essere come i loro fratelli vorrebbero.

Le mie parole sono state udite, e io vivrò in loro per sempre, non esisterà partenza, non esisterà forza: finché un solo uomo urlerà il NO, io sarò vivo accanto a lui. 

 


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