Era arrivata alle prove d’opera in ritardo e, affannata
più del solito, aveva preso posto accanto alla sua amica. Lei si era
comunque accorta dello sguardo stranamente spaventato di Illa e si era riproposta
di parlarle appena fossero finite le prove.
Quando erano uscite invece era stata proprio Illa a fermarla chiedendole
se voleva farle compagnia per una birra, perché sentiva la necessità
di confidare a qualcuno quello che le stava accadendo.
L’altra ovviamente non le aveva rifiutato l’aiuto e si erano
avviate verso il pub più vicino dove, dal momento in cui si erano
sedute, Illa aveva cominciato a mordicchiarsi nervosamente le unghie ed era
riuscita a calmarsi solo quando le avevano portato un grosso boccale di weissbier.
L’amica, seppur curiosa, attese che fosse l’altra ad aprirsi
con lei spontaneamente. Illa, incoraggiata dal suo silenzio, infine iniziò
a raccontare:
- Tu sai che due settimane fa ho iniziato a lavorare al Paprika ad Aulla,
che è un disco-bar abbastanza famoso nella zona, ero entusiasta di
questo secondo lavoro perché mi permetteva di stare in mezzo alla
gente ed avere accesso alle bottiglie della vodka contemporaneamente…
Eh, eh! Si, sai che sono sensibile a certi argomenti alcolici… Non
sospettavo però che avrebbe influenzato così tanto la mia
vita…-
Si muoveva nervosamente sulla sedia, come se una posizione più comoda
potesse evitarle il fastidio della confidenza.
- Insomma, la prima volta che sono andata a lavorare, di venerdì
sera, non appena ho visto l’insegna del locale ho sentito una specie
di brivido lungo la spina dorsale che mi ha fatto drizzare i capelli in testa:
l’iniziale del Paprika è un “pigreco” e questo simbolo
mi si è impresso come un marchio a fuoco nella testa…-
L’amica aveva represso a stento un fremito che le aveva percorso
le labbra come un’increspatura sull’acqua.
- Lì per lì non mi ero preoccupata più di tanto, perché
pensavo che comunque si trattava della mia prima serata di lavoro in un
ambiente nuovo e l’emozione poteva avermi giocato un brutto scherzo,
forse anche per l’imponenza della facciata del locale, con tutte quelle
colonne sovrastanti… gli danno proprio l’aspetto di un tempio
greco…-
Illa si era interrotta per un momento ed aveva dato una lunga sorsata alla
sua birra, nel frattempo diventata quasi calda, senza dare però segno
di accorgersene.
Pulendosi accuratamente le labbra con il tovagliolo di carta in modo da
non rovinarsi il rossetto, riprese:
- Col passare dei giorni, il simbolo del pigreco ha cominciato a diventare
quasi un’ossessione; ti dico che mi veniva in mente nei momenti più
impensati… - sorrise - figurati, persino dall’estetista mentre
mi facevo la ceretta!-
L’altra aveva sorriso cercando di allentare la tensione.
- Mi sembrava di essere in una specie di incubo dal quale però mi
sentivo attratta: nello stesso momento ho iniziato a vedere i ragni.-
La confidente aveva sussultato, cercando di non darlo a vedere, per non
rischiare di spaventare ulteriormente l’amica, che pareva già
abbastanza provata. Illa aveva sorseggiato velocemente la birra, ormai calda
come brodo e aveva ricominciato:
- I ragni mi sono apparsi all’improvviso in casa. Me li sono trovata
dappertutto. Ho creduto prima ad un’infestazione, poi ad una fase
iniziale di delirium tremens, sai con quello che bevo… perché
i ragni, così come apparivano, scomparivano altrettanto rapidamente;
si avvicinavano a me arrivando da tutte le direzioni, poi si allontanavano
di nuovo, come se volessero farsi seguire. Non mi prendere per pazza, a
me costa molto raccontarti queste cose; ho pensato però che se non
le dicevo a qualcuno impazzivo davvero!-
- Non ti preoccupare, ti sto ascoltando attentamente e non penso proprio
che tu sia pazza. Ti conosco da tempo e so bene che se sei così agitata
è perché ne hai un buon motivo; vai avanti.-
Illa si era resa conto della sincerità delle parole appena pronunciate,
testimoniata dallo sguardo serio con cui la stava osservando.
- Il massimo della stranezza l’ho provata questa sera, mentre mi
stavo preparando per venire a prove, alcuni ragni hanno cominciato a materializzarsi
davanti ai miei occhi. Erano di tutti i colori e delle forme più
diverse, aumentavano di numero e si muovevano verso lo specchio. Io confesso
di essere rimasta inebetita davanti a questa scena; quando i ragni sono
saliti sullo specchio e con i loro corpi hanno formato un pigreco, ti giuro
che mi si è fermato il respiro. Poi, come sempre, sono spariti.-
Illa si era finalmente accasciata sulla sedia, con le braccia lungo il
corpo, visibilmente sollevata dal peso toltosi dal petto.
L’altra le aveva chiesto se ne avesse per caso parlato a qualcun
altro, ad esempio un dottore.
- Certo, ho parlato col mio dottore ma non gli ho raccontato i dettagli,
gli ho solo detto che ero in un periodo di stress, se poteva darmi qualcosa
per calmarmi; mi ha fatto anche alcune analisi ma non ho niente di strano.
Mi ha segnato degli antidepressivi ma non funzionano, io ho la netta sensazione
che tutto questo significhi qualcosa; non so bene come spiegartelo, ma io
ho la certezza di avere ragione.-
L’amica di Illa si era già guardata intorno quando erano entrate,
e aveva scelto un tavolo appartato. Ora aveva girato lo sguardo rapidamente
per sincerarsi di non essere ascoltata da estranei; comunque si era fatto
tardi ed il pub era quasi completamente vuoto. Era il momento di svelarsi
e svelare la sua fede, la Fede di molti ma non di tutti; era il turno della
sua confessione e del suo giudizio su Illa, doveva confidare nel suo istinto
infallibile, sperando una volta di più che infallibile fosse davvero;
doveva rivelarle il suo vero nome, il nome con cui era ormai abituata a
sentirsi chiamare: HABANERA…
Illa tornò a casa illuminata. Da quella sera si comprese parte di
un disegno, si sentì con uno scopo per il futuro e diede un senso
al suo passato. Non dormì tutta la notte e seppe che avrebbe passato
molte altre notti insonni, forse non a letto da sola e forse non a letto…
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