FERITE
 

di Silvia Fineschi


Dolorosamente mi sveglio, il mio corpo è avvolto dal calore delle coltri ma sento il gelo del sudore sulla fronte: ancora… l’ho sognato ancora…
Apro lentamente gli occhi e nel buio intravedo una stanza che non era la mia, ma adesso sì, grazie a quest’uomo sì.
Mi giro e lo osservo mentre dorme accanto a me: i lunghi capelli color miele gli incorniciano il volto sereno e il suo respiro scandisce lo scorrere della mia vita.
- Che dormiglione - sussurro - si sveglia con il Sole, lui - non riesco a trattenere un sorriso.
Dall’esterno non proviene alcun suono, la notte è così silenziosa qui. Forse è questo che non mi fa dormire a lungo: mi manca il chiasso incessante della città che entra dalla finestra.
Con circospezione mi alzo, devo fare attenzione a non svegliarlo, so quali sarebbero le sue prime parole: c’è qualcosa che no va, amore mio?
È così preoccupato per me ultimamente, non mi lamento ma è una cosa nuova, a cui non riesco ad abituarmi: sono stata sola tutta la vita e adesso questo.
Esco dalla stanza e chiudo lentamente la porta ma non prima di aver sorriso nuovamente in direzione del mio amore.
Amore … per anni mi sono rifiutata anche solo di pensare questa parola e adesso mi viene spontanea alle labbra, grazie a lui.
È speciale, è unico… bè, in fin dei conti non è umano, è un Dio.
Adesso mi sistemo e poi gli preparo la colazione, sento già l’intenso aroma del caffè che ormai associo al sapore dolce delle sue labbra.
Accendo la doccia ed un leggero vapore riempie la stanza, preparo l’accappatoio…
I miei occhi incontrano la mia immagine riflessa dallo specchio. Le sensazioni del sogno mi tornano prepotenti alla mente mentre la mano passa sul mio viso, seguendo il disegno della cicatrice che lo segna. E ancora


La rabbia che mi accieca in risposta a chi vuole che abbandoni il mio amore.
L’ira di due divinità nei confronti dell’umano che osa sfidarle.
Il dolore, acuto, straziante, che mi fa quasi impazzire.

Un brivido involontario attraversa il mio corpo, lui ricorda e fugge quelle sensazioni, ma il mio cuore no, egli vuole stringerle a sé ancora un po’: sono il ricordo di una battaglia durante la quale ha urlato che non si sarebbe piegato e ha vinto.
Oh certo, sono stati magnanimi, sono viva. Ma neanche la tangibile minaccia della morte mi ha piegata. Sono viva ma mi hanno cambiata, mi hanno strappato parte del mio essere, hanno lasciato un doloroso vuoto in me… ma io ho accettato tutto questo per colui che mi ha insegnato ad amare.
 

Il suo viso angosciato quando sono arrivata in quello stato disastroso, la sua ira e il suo cieco Desiderio di Vendetta. Il Demone che vince e rilega il Dio in un angolo…
e anche lì il confronto ma sua è la vittoria, il suo amore per me ha influenzato Desiderio di Morte e insieme mi hanno fatto il dono più grande: parte della loro essenza per colmare quel vuoto.

Il mio volto mi guarda con decisione dallo specchio, un sorriso crudele si disegna sulle mie labbra: un giorno avrò la Vendetta, non per me ma per il dolore di colui che adesso è mio Padre, che è il mio Amore, che è la mia vita… il dolore di Horus, Dio del Sole, sarà vendicato da Micans, suo Campione:
questo è il mio Desiderio.

 


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