E' NATO UN BAMBINO
 

di Luca Vibrante  


La Nota Psiche di Distruzione, conosciuta dai suoi fratelli come L’Assassino o Ribellione, si avvicina lentamente alla solitaria tenda che sorge in prossimità di un rigagnolo, la tenda dove lo sta aspettando suo fratello, il Sapiente, Psiche di Destino.
I due fratelli non si incontrano da decenni, ma i saluti sono rapidi, senza gioia, perché l’Assassino riconosce subito lo sguardo del fratello: lo ha già visto in passato, e ha sempre preceduto avvenimenti terribili. Lo sguardo di Ragione di Morte.
“Fratello…” Il sapiente esita, cosa assai insolita per lui. “Fratello, ho visto un frammento di ciò che verrà. Un futuro estremamente probabile”.
All’Assassino si gela il sangue. Le previsioni del Sapiente, figlio di Destino, sono sempre state più che attendibili.
“I segni sono molto chiari. Hai visto la stella, stanotte?”
L’Assassino annuisce. “Che significa?”
Il Sapiente abbassa lo sguardo. Per qualche minuto resta in silenzio.
“Poco lontano, verso nord, in un piccolo villaggio è nato un bambino”.
“…Un bambino?”
“Un bambino molto particolare”.
L’Assassino ascolta il racconto del Sapiente con gli occhi sbarrati. Ascolta il racconto degli atti agghiaccianti che verranno compiuti nel nome di quel bambino, delle donne e dei neonati bruciati vivi, delle persecuzioni ai danni di gruppi etnici e minoranze religiose, dell’uso strumentale del credo di milioni di persone al fine di tenerne in schiavitù altri milioni, convincendoli di essere inferiori per volere divino, approfittando della loro ignoranza stabilita e tutelata dalla legge.
Il Sapiente descrive guerre sante e cacce alle streghe, oscurantismo ed olocausti.
“Non so dove succederà, né quando” conclude Ragione di Morte, “ma è praticamente certo. Succederà”.
L’Assassino è rimasto in silenzio fino a quel momento. “Cosa vorresti che facessi, fratello?”
“Io non VOGLIO che tu faccia nulla. Volevo che tu sapessi. E’ bene che tu sappia cosa potrà succedere”.
L’Assassino abbassa lo sguardo e non risponde. Si alza, volta le spalle al fratello ed esce dalla tenda, senza un saluto, senza guardarsi indietro.
Rimasto solo nella sua tenda, il Sapiente sospira. Esita per un minuto, poi estrae una tavoletta di cera e uno stilo.
Tuttavia, fatto assai strano, i suoi calcoli non riescono ad avere ragione del problema che sta affrontando.

L’Assassino non fa nessuna fatica ad introdursi nottetempo nella povera capanna del falegname. Nessuno lo vede, in ogni caso nessuno potrebbe fermarlo…
Il bambino dorme tranquillo sopra un giaciglio di paglia, avvolto in poveri stracci.
L’Assassino estrae il pugnale da sotto la tunica, ma la mano che lo impugna resta abbandonata lungo il fianco, senza accennare ad alzarsi.
“Forza. Fallo. E’ una minaccia terribile. In suo nome si compiranno inenarrabili tragedie per l’umanità’. E’ solo altro sangue che si aggiungerà a quello che resta sulle tue mani in eterno. E’ un baluardo dei nostri nemici, non importa se non lo sa o non lo vuole. E’…”
“E’ un bambino.”
L’Assassino afferra il pugnale con entrambe le mani, la sottile lama di ferro si spezza e cade a terra macchiata di sangue, assieme all’impugnatura.
Mentre si allontana dal villaggio, osserva pensieroso il sangue sulla sua mano.
Il mattino dopo il falegname osserva allibito il pugnale spezzato trovato sul terreno.
Il bambino, indisturbato, dorme ancora.

Molti secoli dopo, in un’altra vita, l’Assassino recupera quel ricordo scampato all’oblio. Ricorda quel bambino e ciò che seguì. Le previsioni del Sapiente, come sempre, si sono rivelate esatte. Eppure non si pente. Da tempo ormai ha capito. Ha capito che si può usare qualsiasi pensiero o insegnamento per giustificare qualsiasi cosa, che l’unica cosa che conta davvero è ciò che passa per la testa di chi effettivamente agisce. Il suono insistente delle campane non lo disturba, quel giorno di Dicembre.
        


 


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