Vuotare gli archivi: Il segreto di Arthur
 

a cura di Patrizia Frosi 

con
 

Damien Diomenni, Patrizia Aliria Fabbri, Abrham Nicosvik, Arthur Turant
 

e con la partecipazione straordinaria della Giovane Quercia nel ruolo di sé stessa.
 

master Yuri Artioli




 
Europa, qualche luogo in montagna, 5 maggio 2002
 
 
E’ maggio ma la neve imbianca ancora le vette delle montagne. L’aria è fredda e frizzante. Ovunque fosse, il posto dove li aveva lasciati l’elicottero era meraviglioso. L'alpeggio su cui si trovavano doveva essere situato parecchio in quota. Alle loro spalle il finto piano si elevava in grandi pietraie fino ad una cresta di vette dall'aspetto molto ripido. Davanti a loro gli alpeggi digradavano irregolarmente verso valle. L'erba primaverile e qualche raro abete lasciavano spazio in parecchi punti a macchie di rododendri. Qua e là grandi massi erratici lasciati dal ritirarsi di preistorici ghiacciai. Più in basso l’immensa, antica foresta scintillava di mille sfumature di verde sotto i raggi del Sole pieno del pomeriggio. Patrizia respirò a pieni polmoni, le era sempre piaciuta la montagna e ci era andata spesso, fin da bambina. Il silenzio, compagno di riflessioni e pensieri, la fatica e la sfida con sé stessi per raggiungere la meta, il piacere di riuscire, i mille paesaggi sempre mutevoli e sempre nuovi. Sorride fra sé mentre si aggiusta le cinghie dello zaino. I suoi fratelli sono già pronti, Abrham, Damien e Arthur che li aspetta seduto pazientemente su una roccia. L’irlandese li guarda, studiandoli ad uno ad uno, poi si alza prendendo il suo zaino.

- Il percorso che dobbiamo fare non è agevole. La Baita del Seme non è un luogo facile da raggiungere. Queste montagne la custodiscono con gelosia, e il sentiero non è breve. Al buio sarà impossibile trovarlo, quindi dovremo muoverci in fretta.  Seguite i miei passi e occhio a dove mettete i piedi, il posto è minato. -

Abrham è silenzioso, perso nei suoi pensieri. Durante il viaggio non ha fatto domande, non ha protestato, non ha fatto nulla di nulla. E' rimasto immobile. Adesso come un automa obbedisce ai comandi impostigli. Le parole del Maestro sembrano risvegliarlo. Lo sguardo però è distratto.

Arthur si incammina continuando a parlare mentre gli altri lo seguono. 

- Durante la marcia concentratevi sullo sforzo, sulla fatica. Nel sudore e nell'affanno lasciate che si perda il superfluo. Lasciate che gli Eventi scivolino da voi, che lascino in voi il loro Significato, il senso della Narrazione. Mentre camminate voglio che pensiate che lungo questo sentiero è avvenuta la Riunificazione del Seme. Qui sono passate Coppa, Spada e Lancia. Cuore Potenza e Forza. -
L’irlandese cammina con lo sguardo sul sentiero. Il soggiorno in Afghanistan lo ha cambiato. Lo si vede nei gesti, nei toni. Deve avere compiuto una Scelta. Non sembra seguire un sentiero, anzi non sembravano essercene proprio, il percorso si snoda tra rododendri e prati. Il posto sembra protetto da un manto di pace ed eternità. Mentre seguono i suoi passi i tre si accorgono che gli alpeggi sono in realtà costellati di crepacci nascosti dalle macchie di rododendri. In alcuni punti il terreno diventa fangoso a causa della neve disciolta.
Durante la marcia Abrham mormora sottovoce "....lasciate che si perda il superfluo....lasciate che gli Eventi scivolino via....". Il destinante guarda il Maestro: come sempre l'uomo che gli sta davanti lo ha aiutato con una frase, una parola. Ne osserva il cambiamento. Una Scelta......una parola che Abrham non sentiva da tanto tempo...una parola che pronunciata da un Predestinato ha un significato profondo, diverso da quello comune.
Una Scelta....
Abrham continua a camminare; osserva distrattamente il paesaggio, un perfetto quadro dipinto dalla natura; cammina seguendo i passi degli altri, senza parlare, senza aprir bocca tranne che per riprendere fiato.
A una breve pausa Arthur riprende a parlare. Durante la marcia si è tirato su le maniche del maglione. Sugli avambracci sono tatuate due figure serpentiformi. Non le aveva l'ultima volta che lo avevano visto.

- Tatuaggi....Cambiamenti...Scelte....perché? Troppe cose stanno succedendo ed altre ne seguiranno.- rifletteva in silenzio Abrham.

- Il Luogo in cui vi sto conducendo è ricco di Potere. Ha svolto un ruolo fondamentale negli eventi del Pathos. In origine fu un rifugio, in seguito vi portai la Coppa dopo averla recuperata. Allo scopo di custodire il calice io, Borges e Averroè con l'aiuto di tre alterazioni di Destino ponemmo una mistica protezione su questo luogo. Il Volto stesso di Morte vi si mise a guardia. La Coppa, il Cuore della Narrazione, emanò il suo potere su questi luoghi. Successivamente quando il Fato pose nelle mani degli Euforici la Spada e la Lancia questo luogo divenne Sacro al Seme. Fu qui che gli Euforici affrontarono l'Armageddon. -

Il tragitto prosegue lungo gli alpeggi, più in basso si cominciano a intravedere i primi alberi di una fitta schiera, un immenso bosco il cui fronte si apre fin dove arriva la vista. All'ombra dei primi alberi Arthur si ferma e posa lo zaino.

- Pochi giorni fa sono tornato in questo luogo ed ho avvertito il Potere del Seme. La Baita mantiene una risonanza con il Cuore, con la Coppa, e ad esso i Risvegliati possono rivolgersi per trovare ristoro. Abrham, Patrizia e Damien, voi siete i primi che non sono appartenuti al nucleo degli euforici a mettere piede in questo luogo. Non fate l'errore di sottovalutare cosa rappresenta, cosa è. Vi ho già detto che Morte lo osserva affinché sia custodito. Non ora, ma tra poco, vi chiederò di compiere una Scelta: questo Luogo appartiene al Seme, a Destino e all'Euforia. E da questa Scelta non vi sarà ritorno. ciò che sceglierete spezzerà qualunque giuramento, qualunque legame. -

Patrizia osserva il Maestro del Segreto, seguendo i pensieri che le affollano la mente. 

Scelte. 
Una Scelta fatta molto tempo fa che sempre si rinnova, sempre diversa eppure sempre una faccia della stessa.
La Scelta di Servire, sempre, anche quando sarebbe stato più facile cedere, piegarsi, lasciar perdere, anche quando il Fine è oscuro e troppe le Possibilità.
La Scelta di Credere, con la stessa incrollabile Fede, Fede che è scelta e accettazione, che è sacrificio e premio a sé stessa.
La Scelta di fare ciò che è Necessario, e non importa quanto è alto il prezzo da pagare.
La vita che ha Scelto, l'unica che desideri.
Ancora una Scelta, per servire, per essere strumento del Fato.
Come sempre, per sempre.
Arthur interrompe la frase, spostando lo sguardo da un volto all'altro.
Patrizia ha un brivido, lo sguardo dell’irlandese è tremendamente simile a quello visto in un sogno quasi dimenticato. Lo sguardo di un bambino di fiamme in un bosco la notte in cui fece di Sergio Envir il suo Araldo, un bambino che è un Dio, un Immortale vecchio di ere. Taliesin. Ma questo è solo Arthur, solo un uomo. Ma lo è davvero? L'Afghanistan. Ashura. Che cosa sta accadendo realmente? 
Anche i pensieri di Abrham turbinano: "Scelte...Sempre Scelte....Ancora Scelte...Sono pronto a scegliere? Sono pronto a schierarmi? Sono pronto a decidere di essere caldo o freddo? Sono sempre stato tiepido....perché cambiare?"
Il destinante guarda il Maestro: guarda i suoi occhi decisi, il suo sguardo duro da cui traspare una Fede matura....una Fede che lui non ha ancora sviluppato. Una Fede che ha sempre creduto di avere ma che è crollata alla morte della persona più vicina. Non sopporta lo sguardo e cede abbassando la testa. Se sono venuto è perche cercavo qualcosa; se ho risposto alla chiamata è perche volevo qualcosa: cosa?
La FEDE?
Abrham guarda i suoi compagni: uomini e donne con cui ha vissuto eventi che non si possono Narrare se non vivendoli; con cui ha provato sensazioni negate agli Ignari. Abe stringe i pugni. Dopo tutto quello che ho fatto non posso fermarmi; dopo tutto quello che ho vissuto non posso tornare indietro.... sono già bloccato lungo il mio Sentiero: dietro di me c'è un muro, davanti una strada oscura. Se non posso tornare indietro devo andare avanti, brancolare nel buio, camminare nella TENEBRA come mi ha insegnato lo Stregone mio Padre. Andrò avanti. Devo farlo. Cosa mi resta altrimenti? Il risvegliato rialza lo sguardo, guarda Arthur e poi gli altri, e per la prima volta dopo il lungo viaggio apre bocca per parlare con voce decisa e seria:
- Allora che aspettiamo, si va? -
E' Damien che sbotta rispondendo alla domanda del Fratello: 
- Per qualche motivo, Fratelli, non temo minimamente di fare questa "Scelta"... Destino mi ha messo di fronte a molte scelte fin’ora, a volte il prezzo era la mia vita... ma credo di aver sempre fatto la scelta giusta... Ho fede in Destino ora piu' che mai... Mi pare che i Nemici del Pathos, siano in vantaggio... E' compito nostro operare questa scelta nel modo migliore... per Noi,per il Sovrano, per il Pathos... -
- ... e per la Narrazione, non dimenticarlo Araldo delle Moire. -
Arthur aveva parlato con voce dolce, così come si era addolcita l'espressione nei suoi occhi. Il giovane irlandese non poteva fare a meno di sentire un profondo legame con le persone che stava conducendo lungo quei sentieri nascosti.
Abrham, Damien e Patrizia....
Su di loro sarebbe pesata l'eredità del Destino, a loro sarebbe spettato portare avanti la Volontà del Sovrano. Li aveva radunati dopo l'Armageddon, e loro avevano risposto al suo richiamo. Avevano posto in lui la loro fiducia, in una maniera che alle volte lo terrorizzava profondamente. Avevano riposto la loro fiducia in lui e nel Sovrano. Quante notti aveva trascorso, travagliato dall'angoscia? Non lo ricordava più. Sentiva sulle sue spalle la responsabilità di molte Scelte, alcune terribili, altre sbagliate, ma tutte compiute nella Fede del Sovrano. L'Epilogo si avvicinava, l'intera Narrazione vibrava di paura e di terrore, presto tutto sarebbe stato concluso.
La voglia di sedersi e attendere era tremenda, ma nulla poteva con la Scelta compiuta in quella lontana notte a Sarajevo.
- Amici, il tragitto è quasi compiuto. Resta un’ultima parte di marcia, attraverso questi boschi secolari, questi alberi che sono tra gli ultimi resti della Foresta che copriva tutta l'Europa nei tempi antichi. Lasciate che ogni passo che compirete sia un passo del Cuore oltre che del corpo. In questo luogo il Seme è stato riunificato, cercate di percepire questo. Cercate di contemplare il concetto stesso di Seme, di Principio attivo della Narrazione. Questo è l'ultimo Segreto che posso insegnarvi e donarvi. Il Seme è la Narrazione in Potenza. Tutte le Narrazioni, le Infinite Narrazioni. Conoscete i Miti e la Storia, la Traccia che il Seme ha lasciato nella Narrazione è totale. Pensate al Graal, alla Heigelige Lance, a Excalibur e alla Pietra Filosofale. Non fermatevi a considerare il potere che gli Oggetti donano ai loro possessori. Pensate all'influenza che il loro mito ha avuto sull'uomo, sulla Storia, sulla Narrazione. Anche durante l'Oblio, quando i Sette dormivano, il Seme muoveva la Narrazione. E gli Uomini Narravano, portando ogni istante i Sette in sé. La vita di ogni uomo è una Storia, vissuta nelle emozioni e nei dolori di ogni giorno. E' la goccia che forma l'Oceano del Pathos. E' l'anomalia originale, il motivo per cui i Sette si ribellarono a Bha. E’ così che i Sette sopravvissero all'Oblio, continuando ad esistere nelle Emozioni di tutti gli Uomini, traendo forza e donando ispirazione alla Narrazione dell'Uomo. E il Seme era lì all'origine di tutto. Destino custodisce la Narrazione, la trascrive nel suo Libro, il suo compito è agire affinché determinate Necessità siano mantenute. Per questo nei Millenni i Figli del Sovrano hanno cercato e custodito il Seme. Il Seme è la Narrazione, deve essere preservato. -
Arthur riprese la marcia, un’ombra sembrava velare nuovamente il suo viso. Proseguiva silenzioso, i tratti del volto congelati in un'espressione di introspezione. Era chiaro che lui stesso stava facendo quello che aveva chiesto di fare ai suoi compagni.
Il cuore di Damien e' molto affaticato....
- Ragazzi... mi devo fermare 5 minuti... so che è tardi ma fatemi riprendere fiato... andate pure se desiderate, vi raggiungo. -
Damien si accovaccia alle radici di un grande albero, quasi abbracciandone la radice e stringendola al petto... Soffre... Pochi momenti... respiri profondi... l'aria del luogo riempiva di nuova linfa i polmoni del povero (o forse ricco) Uomo... Al collo la medaglia che la Madre gli regalò... pochi minuti poi si rialza vedendo nel petto il rilievo della S... vicino alla cicatrice provocata dall'Unghia Nera di Demogorgon... pochi momenti, troppi ricordi... Tira un grande sospiro, raccoglie i capelli in una lunga coda bianca e continua il cammino con i suoi fratelli... Noi 4… noi 4 siamo veri uomini… durante la nostra esistenza abbiamo provato le estremità delle Emozione donateci dai 7....
Gli abeti ed i larici ben presto nascosero il cielo, e la luce diminuì in maniera percettibile. Presto fu impegnativo seguire il tragitto che si snodava tra gli alberi, la pendenza era aumentata notevolmente, e spesso Arthur indicava degli appigli sugli alberi o sul terreno con cui superare passaggi più difficili. In alcune occasioni ci fu il rischio di scivolare a valle, e nel buio la prospettiva appariva tutt’altro che piacevole. Ma finalmente la foresta si aprì su una piccola radura, dove si trovavano quattro piccole baite con i muri di pietre a secco e il tetto a lastroni. Due di esse erano addossate al fianco della montagna che ripido saliva e si perdeva nel bosco. Al centro delle case una piccola fontana.

- Queste sono le Case Longobarde. Furono costruite dagli uomini di Carlo Magno quando scese in Italia per reclamare la Corona di Ferro. Qui alloggiarono gli Euforici e i custodi della Coppa. Qui il buon Averroè visse per due anni per custodire ogni giorno e ogni notte il Cuore del Seme. -

L’irlandese ne aprì una, l’interno era semplice e spartano ma confortevole e, curiosamente, diede ai destinanti una sensazione di “casa”. Si diresse verso il camino e lo accese, nel giro di pochi minuti la stanza iniziò a riscaldarsi. Poi si volse verso i fratelli:
- Sistematevi pure, c’è una stanza di sopra. Quando siete pronti raggiungetemi fuori. Portare con voi solo il vostro Cuore di Empathici. –
Arthur uscì dalla baita, nel momento in cui era arrivato tra le case montane l'ombra di tristezza sul suo volto era divenuta una chiara espressione. La sensazione dei tre è che Arthur sia voluto uscire proprio per non farsi vedere in quelle condizioni.
Damien avvicina le mani al fuoco, sorseggia un po' d'acqua della fontana, trovando un discreto ristoro… chiude gli occhi di fronte al fuoco...

Abe si sistema posando lo zaino in un angolo. Si sgranchisce un po’ e si siede successivamente appoggiandosi ad una parete: la salita lo ha distrutto, sente la stanchezza penetrargli i sensi annebbiandoli. Vorrebbe lasciarsi andare in questa pace e riposarsi ma sa che non può: questa notte succederà qualcosa di importante e lui non può mancare.

Anche Patrizia si sistema, lasciando il suo zaino vicino ad una delle brande, poi scende di nuovo e inizia a preparare del caffè caldo per tutti. In realtà i gesti semplici e quotidiani la aiutano a concentrarsi meglio, a lasciare dietro di sé tutti i pensieri che non servono, tutto ciò che può distrarla da quello che sta accadendo, da ciò che questo luogo significa. L'Armageddon, il rito degli Euforici, le quattro parti del Seme: la coppa, la spada, la lancia, la pietra. Quattro oggetti che hanno attraversato il Tempo per riunirsi. E non può fare a meno di pensare che anche loro sono in quattro. Naturalmente è solo un caso, ma già troppe volte il Sovrano le ha insegnato che nulla accade per caso, che c'è sempre un Disegno, anche quando lei non riesce a percepirlo... Versa lentamente il caffè ai fratelli rimasti nella baita, lo bevono in silenzio, riflettendo su ciò che sta per accadere.

Pochissimo tempo e Damien si alza… osserva Abe e Pat ed esce a cercare il fratello...

Abrham si alza come rispondendo ad un invisibile richiamo e segue Damien; prima di uscire si volta, aspettando Patrizia.

Lei prende la giacca e lo segue, sorridendogli per un istante: il suo più amato fratello, doppiamente fratello perché figlio dello stesso Padre, poi uscirono e seguirono Damien.

Quando uscirono dalla Baita sentirono in lontananza la voce di Arthur che mormorava una nenia malinconica, seguirono il suono fino ai margini della foresta in un punto in cui una roccia affiorava dal suolo. Arthur era seduto a terra di fronte ad essa. Non indossava più il maglione, sedeva a petto nudo rivolto verso la roccia. La luce della luna che stava sorgendo non permetteva di vedere i dettagli, ma lasciava intuire che la recente passione per i tatuaggi non si era limitata alle braccia. Al collo indossava la Catena di Spine di oro rosso, come nel Sacrario di Destino.

Alle sue spalle Damien osserva la Pietra e ascolta la voce del Maestro... L'Araldo le si siede vicino dalla parte opposta ad Arthur, guarda ancora la pietra e chiude gli occhi...

Abrham guarda la scena un po’ spaesato: così come quando era al Sacrario non sa come comportarsi. La sua solennità, la tristezza e il mistero che essa trasmette. Non può andarsene, non deve. Ne è convinto: non si tirerà indietro. Si avvicina verso il lato sinistro della Pietra e si siede, perfettamente in mezzo tra Damien ed Arthur, quasi a voler formare una croce a T, di cui lui è il piede, e i due destinanti più esperti le braccia. Chiude gli occhi; il suo respiro diventa regolare...

La giovane prende posto davanti ad Abrham, ascoltando le parole del maestro del segreto in quella lingua antica che non capisce, ma che parla al suo cuore. Intorno a loro la foresta, silenziosa e quieta, non si ode nulla, alcun rumore ... solo pace, e attesa.

Arthur non sembra essersi accorto dell'arrivo dei tre. Dondola il capo lentamente. Parla sottovoce in gaelico, come si parla a sé stessi o a un morto, il volto rigato di lacrime. Nel silenzio della valle Arthur percepiva la presenza dei suoi Fratelli. Poteva sentire la loro attesa, la loro fiducia. Poteva quasi palparle. Il suo spirito di empathico glielo permetteva. Era quello il dono del Risveglio, la capacità di comprendere le proprie emozioni, e man mano che il cammino proseguiva arrivava l'intuizione, la vaga consapevolezza dell'intrecciarsi delle emozioni... la Rete... Poteva ascoltare le emozioni dei suoi fratelli, e trovare in loro la traccia dei Sette, e primo tra tutti di loro padre Destino. E insieme sentiva provenire da poco distante il mormorio della traccia lasciata dal Seme. Come una lontana cascata che riscaldava e profumava l'aria. Scosse la testa e scacciò la tristezza. Il Ricordo della morte di Sergio era il giusto monito. Era l'eterno ricordo del prezzo che ogni Destinante è pronto a pagare. Arthur cessò di mormorare l'antico canto funebre. E nel silenzio trascorsero minuti di vibrante attesa.

- Dietro questa roccia ho sepolto Sergio Envir, nostro Fratello in Destino. Nella Notte dell'Armageddon fu ucciso da un proiettile sparato da Darknight. Proteggeva la baita, da solo. Conosceva il pericolo, come lo conoscevo io, eravamo cresciuti insieme, come fratelli, ma lui seguì il mio ordine senza esitare, come un Figlio del Sovrano. Non ho rimorsi, il suo spirito mi ha perdonato da tempo, ma per me è importante non dimenticare, neanche per un istante. E' la mia condanna. Diedi io l'ordine, e lui mi obbedì perché ero il suo Maestro. Lui non esitò di fronte alla Morte, e neppure io esitai di fronte alla sua. E' questo il punto. Io sono il vostro Maestro del Segreto, vi ho guidato fin’ora lungo un sentiero che vi mostravo non appena riuscivo a scorgerlo. Non sono un dio, nè un Illuminato. Vi ho guidato seguendo la mia fede e le mie certezze. Presto gli eventi giungeranno al termine e io seguirò il Destino che è stato scritto per me. Forse alcuni di voi mi seguiranno, ma solo se i nostri cammini si incroceranno. Vi ho condotto qua affinché conosceste il segreto della Baita. E' il mio ultimo segreto e ve lo dono, affinché, se ci sarà un dopo, esso non venga dimenticato. -
Arthur si alzò senza fare rumore. Sembrava ascoltare un suono lontano.
- Venite, il tempo è giunto. Le stelle stanno sorgendo. Lasciate che le vostre emozioni si avvolgano intorno a voi. Siate partecipi di questo luogo. Il Seme ci aspetta. –
Arthur si mosse, era a piedi nudi, e iniziò a salire il ripido pendio che sovrastava le case longobarde inoltrandosi ben presto tra gli alberi I tre lo seguirono, l'aria frizzante della montagna entrava nei loro polmoni come un balsamo. Il buio della foresta non sembrava più oscuro, ma una calda coperta che avvolgeva gli alberi e le piante in un’eterna primavera. Le piante svettavano dritte, ciascun fiore, ciascuna foglia, ciascun rametto sembrava sprigionare una forza e una vitalità come mai, in nessun altro luogo, avevano visto. La meraviglia fece dimenticare il fiatone che l'erta ascesa aveva causato. Arthur si fermò, si voltò e con un sorriso triste fece un gesto verso una piccola radura che si apriva davanti a loro, bagnata dai raggi d’argento della luna. Sul lato della montagna una parete di una decina di metri la sovrastava, alla sua base si apriva una piccola spaccatura. In mezzo alla radura svettava una giovane quercia. Nessuno respirò. Damien Patrizia e Abrham sentirono il cuore balzargli al petto, quasi volesse uscire dal loro corpo, una sensazione di euforia e felicità si stava facendo strada nei loro cuori insieme all'inenarrabile sensazione di essere nel Cuore della Narrazione. Arthur si fermò al margine della radura per un lungo istante. Indicò ai suoi compagni di liberarsi delle calzature e mise piede al suo interno. I suoi tre compagni lo seguirono. Quando la pelle dei loro piedi sfiorò l'erba il loro cuore diede un unico, potente battito che li lasciò senza fiato. Era come se il loro stesso corpo avesse riconosciuto il Potere di quel Luogo e lo salutasse con Potenza e Rispetto. 
Arthur si sedette ai piedi della giovane quercia. L'alberello non era alto più di un paio di metri, ma aveva un aspetto robusto e salubre. In un certo qual modo avvicinarsi a lui era come togliersi un grave peso dalle spalle. I tre, mentre si disponevano seduti vicino a Turant, si scoprirono riposati e freschi, a dispetto della lunga e faticosa marcia. Il maestro del Segreto aveva un'espressione completamente rilassata. I suoi occhi sembravano splendere di un'energia interiore. Il Legame con il Luogo di Potere è forte, e anche i suoi fratelli destinanti lo potevano avvertire chiaramente. Davanti ai suoi piedi un involto di tela, che srotola con calma e movenze misurate. Al suo interno una ciotola di legno e una lunga daga di bronzo. L'arma sembra molto antica, anche per gli standard degli empathici.
- Questo è il mio ultimo Segreto. Nella notte di Beltane esso vi sarà donato affinché ne facciate uso al servizio del Sovrano e della Narrazione. Questa Notte vi insegnerò come entrare in risonanza con il Cuore della Narrazione. Dovrete creare il silenzio dentro di voi, e in esso cercare il suono delle vostre Emozioni. E quando lo avrete sentito dovrete andare oltre per cominciare a percepire il battito del Cuore. Il Cuore è il Frammento del Seme che rappresenta la fertilità, la vita, e la nascita. E' l'energia creatrice della Narrazione, e il suo motore ultimo, ciò che le dà sostentamento. Attraverso i secoli è stata conosciuta come Coppa di Arimatea, e tutti noi conosciamo la sua Leggenda. La Coppa fu affidata dai Templari agli ismaeliti, ed essi la custodirono a Petra per secoli, fino a quando nell'ottocento un esoterista scienziato torinese non la ritrovò. Compreso di avere di fronte molto di più di quello che come Ignaro potesse controllare o anche solo concepire la nascose dietro una serie di enigmi e protezioni, finchè io non la ritrovai e la portai in questo luogo. -
La voce del maestro narra di fatti e cose accadute, ma è facile intuire che non sono le parole il vero significato di quello che sta comunicando. Come era già accaduto nel sacrario di Destino Arthur riusciva in qualche modo a proiettare le proprie sensazioni ai suoi compagni rendendoli partecipi della meraviglia e dello stordimento che aveva comportato la presenza della Coppa.
- Essa ha influenzato questo luogo imprimendo la sua presenza. Vi ho portato qui perché possiate ascoltare il Battito del Cuore. Il Potere racchiuso in questo luogo è infinito, poiché viene dal Seme. Ma per accedervi è necessario entrare in risonanza con il Cuore della Narrazione, udire il suo Battito, che a ogni istante sospinge la narrazione verso nuovi sviluppi, nuove possibilità. Per farlo dovrete raggiungere il più alto stato meditativo a voi possibile. Non siete nuovi a queste cose, non c'è un metodo preciso, ma cercate di trovare in voi la sua eco che è nella vostra anima. Cercatela e sarete pronti. -
Arthur si racchiude poi in un silenzio meditativo, gambe incrociate e mani sulle ginocchia. La daga di bronzo riposa davanti a lui.
Damien si inginocchia al suo posto guardando i suoi fratelli... Appena chiude gli occhi vede di fronte a sé un grande trono in mezzo a un grande prato fiorito... Le immagini di Agnudano... del Ponte Dell'Abisso... la luce di Abaddon... il vecchio Corpo Del Guardiano che lo aveva Distrutto... Sua Madre... Il suo Calore... Il Calore del suo corpo... La Fede nel Primo... Il Sovrano che fino ad ora mi ha sempre guidato nella giusta scelta... L'amore per l'Uomo.. Il Sentimento per la Vendetta verso le vittime di Agnudano... Tutto lo avvolgeva e continuava... alternando queste visioni a quel grande trono… alla pietra che ha di fronte... alla grande scelta che ha di fronte!

Patrizia chiude gli occhi. Una trama scintillante. Innumerevoli fili che si intrecciano. Una visione durata solo un breve istante, che non ha mai dimenticato. Non era mai stata così vicina all'intima essenza di suo Padre, alla comprensione totale.

Abrham si guarda intorno prima di imitare il maestro: lo spettacolo che gli si para davanti quasi lo commuove. Una meravigliosa terra lo circonda, frutto dell'immaginazione di chissà quale entità... ma non è solo questo l'aspetto che lo colpisce. In questo luogo c’è qualcosa di più, qualcosa di naturale e primigenio: una Forza misteriosa, una Volontà viva abita questi posti. Il destinante chiude gli occhi e regolarizza il respiro: come alla tomba di Aken-Aton mesi prima, come al Sacrario aveva cercato di percepire la Narrazione, di fondersi con essa, di assaggiarne il Flusso, e come sempre Arthur era lì a guidarlo. Anche adesso la Scena si ripeteva uguale e pur sempre diversa e unica nel suo svolgimento. 

Contemplando la magnificenza del luogo, Abe pensò alle scene passate, a tutto quello che gli era accaduto: la malattia, il risveglio, i suoi fratelli, la sua guarigione... Le parole di Merlino rimbombano ancora nella sua mente : "Cercate di fondervi con ciò che vi circonda... afferrate gli invisibili fili della Tela che attraversa il Reale... sentirete un lieve battito... un rumore lontano, poi sempre più forte, sempre più vivo... quello è il Cuore della Narrazione... abbandonatevi ad esso, lasciate che il vostro piccolo cuore batta con quello più grande...." Abrham tese l'orecchio... non l'orecchio vero ma quello del cuore... rimase in ascolto... aspettò di sentire qualcosa... di percepire il cuore di cui suo padre gli aveva parlato e di cui ora il maestro pareva già udire il suono.
Un tempo indefinito trascorse in questa meditazione. Gli unici suoni erano quelli della Notte e della Foresta. I tre sentirono Arthur raccogliere la lama da terra, aprirono gli occhi e videro che si incideva la ferita sul braccio sinistro. Sapevano che il sangue era un elemento fondamentale nel ritualismo del Maestro di Destino, lo avevano già visto nel sacrario e in altre occasioni. Poi si voltò a fissare negli occhi Damien tendendo verso di lui il braccio insanguinato.
- Araldo delle Moire, scambierai il tuo sangue con il mio? Esso scorrerà in te portando con sé il Battito del Cuore e l'Eredità del Sovrano. Questo è un patto di sangue, non fatto a me, ma al Sovrano e al Seme. -
Damien porse il braccio quasi in estasi. Arthur fu rapido: la lama di bronzo incise la pelle dell'uomo e presto ne uscì sangue. Damien sentì un minimo pizzico quando la sua carne venne stracciata dalla daga unendo il suo sangue a quello del Maestro del Segreto.
Arthur raccolse parte del liquido vermiglio nella ciotola che aveva con sé mischiandolo al suo, poi afferrò il braccio di Damien premendolo contro il suo, le Ferite si toccarono, in un gesto antico come l'UOMO.
Damien poggia le dita sulla ferita portando il sangue mischiato alle labbra...

Poi Arthur si rivolse ad Abrham e Patrizia ripetendo la stessa domanda e gli stessi gesti.

La giovane si inginocchia accanto al maestro del segreto sorridendogli con dolcezza. Gli porge il braccio, il taglio è solo un piccolo dolore di un attimo, osserva il sangue scorrere e mescolarsi nella coppa, sangue che è vita, sangue con cui Merlino l'ha resa sua figlia, sangue che li unisce.

Abrham rimase un attimo fermo: capiva l'importanza di quel gesto, ne sentiva la Forza. Uno scambio di Sangue. Una Comunione. 

Non esitò un attimo di più.
Quando il sangue di tutti e quattro fu raccolto nella ciotola Arthur parlò di nuovo. 
- Questo nostro sangue raccolto in questa ciotola verrà restituito alla Terra, poiché così esso tornerà al Cuore, da dove è partito all'Inizio di tutte le Storie. Come Figli che tornano alla madre, come parti che tornano al tutto, così acquisteremo consapevolezza e riusciremo a udire il Cuore della Narrazione. Questa sarà l'ultima parte della meditazione, se riuscirete a entrare in risonanza con il Cuore lo percepirete ora. Siate forti e traete insegnamento da qualunque cosa vedrete. -
Arthur passò fra i tre segnando loro la fronte con una pasta marrone dall'odore pungente, giusquiamo, una pianta in grado di aiutare il raggiungimento della trance e dello stato di contemplazione. Anche lui lo utilizzò e si sedette per terra. Versò il contenuto della ciotola ai piedi della quercia, il terreno tra le radici bevve avido il liquido vermiglio. I tre avvertirono i loro cuori iniziare a battere lentamente, e i contorni della foresta alle loro spalle farsi più nitidi. Arthur aveva gli occhi chiusi, ma muoveva lentamente le labbra, ripeteva un mantra ciclico. Prima pian piano, poi sempre più forte fino a che le parole non furono udibili dai suoi compagni.
Abrham, Patrizia e Damien furono colpiti come da un tuono quando le udirono, persi nella loro meditazione
- Saptasyasan paridhayas - (sette furono i pali dello steccato)
trih sapta samidhah  krtha - (tre volte sette le bocche d'accensione)
deva yad, yajnam tanvana - (quando gli Dei, adempiendo il sacrificio)
abadhnam Purusam pasum. (immolarono il Purusha quale vittima) -
Non fu un rumore, non lo si sarebbe potuto definire un suono. Non era descrivibile in termine umani. Se le montagne fossero state vive avrebbero forse cantato con quel suono. I tre erano certi di averlo sentito e anche Arthur lo confermò con un cenno del capo, poi il rumore del battito si fece sempre più vicino, e distinguibile chiaramente il potere e la forza del Cuore.

Respira, fanciulla. 

E' il Cuore della Narrazione che batte. E' il mio cuore. Sento la Narrazione, posso quasi percepirne lo svolgersi ed il crearsi, frutto delle infinite scelte degli uomini, del volere degli Dei, dell'ispirazione del Destino, che tutto crea e tutto governa, che a tutto dà un inizio ed uno scopo. 
Respira.
Il battito che crea la corrente degli eventi, di tutti gli eventi possibili, ed io sento che ne faccio parte, che sono nella trama, un filo che si intreccia a milioni di altri, creando qualcosa di unico e sempre mutevole, e arricchendola ogni giorno.
Respira.
Senti il battito del tuo cuore e il battito del cuore della Narrazione. Tu sei qui per narrare, sei stata scelta. Ti è stato fatto un dono.
Usalo. 
Narra tutte le storie che ti riuscirà di narrare, non fermarti, finchè il tuo cuore batterà, all'unisono con il Cuore, finchè avrai sangue nelle vene, finchè la giovane quercia che oggi hai visto non sarà un albero nodoso e antico, finchè ci sarà il giorno, la luce, la terra.
Narra.
E vivi!
Questo è il cuore? si chiese Abrham.
E' questa la sua Forza?
Questo flusso incomprensibile ma primigenio che avverto? Queste parole uniche che però fanno parte di me da sempre? Ascoltando le parole il destinante osserva la sua vita: l'insorgere della malattia, il suo avvicinamento al Pathos, il risveglio, gli insegnamenti di Merlino, le battaglie insieme ai fratelli, la sconfitta di Demogorgon, la Siria, il Sacrario, la morte di Laura, sua moglie, la sua guarigione... Il flusso di ricordi si allinea fino a formare un sentiero, quasi rispondendo al comando della Voce della Narrazione... Tutto quel che è stato è Narrazione, tutto quel che sarà è Narrazione... ed ogni cosa risponde al battito del Cuore che ora è davanti al destinante. Anche il cuore di Abrham risponde ora al richiamo... all'invito a Narrare, affinché il cuore batta più forte e più intenso... affinché Nuove storie vengano scritte...
Narra, è l'invito del Cuore.
Scrivi, dice la Sua Voce.
Sono pronto a scrivere risponde il cuore di Abe.
Il silenzio della notte vi circonda e vi lascia soli nella vostre meditazioni. Soli eppure assieme, fratelli in Destino, ancora una volta assieme a tessere i fili della Narrazione. Oggi non si è fuso solo il vostro sangue, ma avete fuso insieme le vostre vite. I vostri cuori ora battono all'unisono, i vostri respiri si amplificano in risonanza.
Fratelli in Destino, ora siete un’unica penna nello scrittoio della Storia. Quando Arthur rovescia il vostro sangue nella terra, l'unione si allarga a tutto il mondo che vi circonda. Il cuore batte al ritmo del cuculo, e i vostri toraci si muovono seguendo il va e vieni delle fronde. Pace, armonia, fiducia e forza sono i sentimenti che vi abbracciano, caldamente, come una madre abbraccia i suoi bambini. Vi sentite al sicuro all'ombra della quercia, giovane eppur forte, che accarezza con i suoi rami i vostri volti come una madre accarezza il proprio bambino prima che si addormenti.
Vi addormentate tutti alla sua ombra.
Vi sognate tutti bambini, correre per i boschi, giocare agli stregoni, fare merenda sui prati mentre vostra madre, una grassa donna di colore dai fianchi larghi, vi narra Storie fantastiche di vecchi miti e giovani eroi. 
E' un lungo sonno ristoratore e calmo che solo le luci del mattino interrompono.
 
 

PATHOS © 2003
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