Vuotare gli archivi: Nella tomba di Akhenaton
 

a cura di Patrizia Frosi 

Patrizia Aliria Fabbri, Abrham Nicosvik, Arthur Turant
 

master Simone Biagini


 
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06/10/2001
MAILFROM: Arthur
MAILTO: Aliria
       Abrham
 

Ragazzi, sono stato nella tomba di Aton. O meglio ho provato a entrarci, ma le sue protezioni mi hanno respinto. Prendete il primo volo per il Cairo e raggiungete i resti della Città di Aton. Io sarò lì ad aspettarvi. Credo che voi possiate accedere alla tomba del faraone, e soprattutto credo che la tomba celi dei segreti a voi destinati.
 

Arthur
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Ho appena finito di scaricare la mail. Prendo il telefono e fa un po’ di chiamate, poi telefono ad Abrham.
- Ciao! Come vanno le cose lì? Hai letto la mail di Arthur? Io parto per Il Cairo oggi alle tre del pomeriggio ed arriverò alle nove. Ho prenotato all'Hotel Pyramid, anche per te, se non hai già provveduto. Ed ho spedito la lama con un corriere all'indirizzo dell'albergo, così non mi fanno storie all'aeroporto. Arriverà domani. Per la pistola invece non mi fido proprio, la lascerò qui. Speriamo che non serva. Ci vediamo in Egitto. –
 

- Arriverò con un po’ di ritardo come sempre! Del resto le persone importanti si fanno aspettare. Nel frattempo prendi contatti con Arthur così iniziamo subito a lavorare. -
 

- Va bene. Mentre ti aspetto organizzerò la spedizione, permessi, noleggio fuoristrada eccetera. -
 

- Importante: se riesci fammi recapitare una provetta del tuo sangue! Voglio far riforgiare i pugnali aggiungendo all’impasto della forgia anche alcune gocce di sangue, il mio nel pugnale destinato a me e il tuo in quello destinato a te. Stessa cosa per gli specchi che mi farò fabbricare nuovi, perfettamente circolari e con i supporti. Mi servirà qualche giorno, per cui potrò essere in Egitto per il giorno 11.- 
 

- Il mio sangue ? - la ragazza è decisamente perplessa - Tu sai che questo fa parte dei riti della magia nera, vero? Bè, vedrò di fartelo avere comunque. Ti abbraccio. -
 

Mi faccio prelevare due provette di sangue da un medico che non fa domande, pagando il giusto, poi le imballo in strati e strati di pluriboll, in una borsa termica e spedisco tutto con il solito corriere.
 

Una volta arrivata per prima cosa mi metto in contatto con Arthur:
- Pronto... sono Patrizia ... sono al Cairo. Tu come stai? Come vanno le cose lì? -
 

- Tutto ok. Raggiungi la città di Aton e poi dirigiti verso la tomba dell'architetto. Non credo avrai problemi ad arrivare. ma se qualcuno ti dovesse fermare  fammelo subito sapere. -
 

- Abrahm ha ancora qualcosa da fare, arriverà giovedì 11. Nel frattempo mi organizzo. Ti serve qualcosa da qui? -
 

- Se riesci procura del materiale adatto all'ingresso in una tomba sigillata. Non dare nell'occhio però.-
 

Vado ad un noleggio auto e prendo un fuoristrada, poi mi procuro l'attrezzatura per due: viveri, sacco a pelo, torce, corda, benzina, acqua, crema solare, i permessi per il deserto. La giornata se ne va così. Torno in albergo e trovo il mio pacchetto con il pugnale che mi aspetta. Spiego alla reception che vado a fare una gita nell'interno, ma di tenere a disposizione la camera. Ci stivo dentro tutta l'attrezzatura comprata e mi accingo ad aspettare Abrham.
 

Squillo al cellulare di Patrizia e mex al palmare di Arthur:
 

- Ciao sono Abrham, sono appena arrivato... mi sento da schifo, ma ditemi dove siete e vi raggiungo con i materiali. -
 

- Ciao! Ti vengo a prendere all'aeroporto e partiamo per il deserto. A presto. -
 
 
 

Sabbia da tutte le parti. Devo fare attenzione a come guido, ma non posso fare a meno di ripensare agli avvenimenti di un anno fa. 
Non avrei mai pensato di ritornare qui.
Il Destino è circolare.
La tomba...
Arthur che non riesce ad entrare...
In effetti, tra le carte che avevamo trovato a casa di Biagio c'era un incantesimo per incantare le soglie... La formazione rocciosa appare all'orizzonte, facendosi sempre più vicina. E davanti ad essa una figuretta che si ingrandisce sempre più... Mi assale la curiosa sensazione di star tornando a casa...
 

Arthur scrutava l'orizzonte del deserto alla ricerca della jeep di Aliria. Aveva telefonato qualche ora prima annunciando di essere pronta a raggiungere la città di Aton, avrebbe aspettato Abrham all'aeroporto e sarebbero venuti direttamente in zona.
Arthur non era tranquillo. Era venuto alla ricerca di questa tomba sulla spinta dell'istinto. Come sempre aveva interpretato queste intuizione come un suggerimento del Sovrano e non aveva esitato. Come immaginava qualcuno vegliava sulla Tomba, e pian piano nuovi tasselli si stavano inserendo nel quadro generale.
Questa storia dei neri e dell'Oscuro lo incuriosiva particolarmente, ma soprattutto il Maestro del Segreto sentiva sempre più urgente la Necessità di verificare se Destino di Enigma fosse in qualche modo ancora legato alla terra. In quel caso avrebbe dovuto contattarlo al più presto. C'erano diverse domande e diverse cose su cui si voleva confrontare con lui. Nella notte dell'Armageddon l'irlandese aveva camminato nel Giardino di Destino e aveva appreso delle cose, però questo non bastava. Se esisteva ancora una Nota di Destino lui doveva scoprilo e al più presto. Mentre scrutava l'orizzonte pensò ad Abrham e Patrizia. Due alterazioni, ancora giovani nel loro cammino, ma già costrette ad agire senza tregua. Beh era il loro destino. Si augurava che entrare nella tomba non fosse deleterio, ma scacciò subito il dubbio. Alle due Alterazioni sarebbe accaduto ciò che il Destino aveva deciso per loro. In ogni caso entrare nel sepolcro del loro Padre era un passo necessario nel cammino. E lui in qualità di maestro aveva a cuore il cammino dei suoi fratelli. Infine all'orizzonte una nuvola di polvere comparve, dopo qualche minuto si riuscì a distinguere anche la sagoma del fuoristrada. Arthur si diresse verso l'accampamento e chiamò il vecchio arabo.
 

- Venerabile, i Figli di Akhenaton stanno giungendo, prepariamoci ad accoglierli. -
 

Patrizia non ci mette molto a capire che qualcosa è cambiato dalla loro ultima “gita” in questi luoghi; una frana ha infatti bloccato l'accesso alla gola che conduce alla tomba del faraone eretico. Mentre i due decidono cosa portarsi dietro due uomini compaiono da dietro la frana, uno di loro è indubbiamente Turant, l'altro un arabo di corporatura possente con una folta barba striata di grigio e profondi occhi neri in parte nascosti dal turbante. Dice qualcosa in arabo a Turant e guarda verso di voi, decisamente scettico. Turant lo presenta come Josha, il capo del gruppo che protegge la tomba del faraone. 
 

Saluto Arthur e l'arabo che lo accompagna: -Pace a te, Custode della Tomba. – 
 

Abrham guarda un attimo Arthur... ha con sé una strana valigia fatta in metallo non troppo grande ma abbastanza spessa. Gli porge la mano e la stringe: 
- Ciao Arthur... dopo questa faccenda dovremo parlare un po’... si tratta di Illusione... ma questo non è il momento ne il luogo. -
 

Arthur avvicina il capo a quello di Abrham e dice in italiano:
 

- Non ti preoccupare per Illusione, ieri ho letto il suo Destino nelle rocce, presto incontrerà il Volere del Sovrano. -
 

Abrham riprende:
- Ho portato i materiali per il rituale... sperando che funzioni. Non l'ho variato di molto. Anzi praticamente è identico a prima. - Rivolto a Josha: - Insallhà uomo del Deserto. – 
 

La fretta è evidente negli occhi dei due, venite aiutati a superare la frana ed introdotti nella gola che Patrizia ricorda bene. L'accesso al corridoio che porta alla tomba del faraone è stato nascosto tra le rocce e la conca piena di scheletri sembra essere stata ricoperta mentre la porta della tomba è stata invece bloccata con delle pietre. Turant vi racconta brevemente il suo tentativo di penetrare nella tomba:
 

Prima di entrare ti viene chiesto di lasciare eventuali armi e bagagli (vieni perquisito); ti meravigli un po' quando ti viene chiesto di toglierti le scarpe ma fai come dicono. Entri in una sorta di piccola anticamera in cui sono stati portati un tavolo, una sedia, alcuni libri e una lampada, la stanza è spoglia e anonima. Josha apre il lucchetto che chiude una rozza porta di legno e ti invita ad entrare in un cunicolo. Il luogo è buio e stretto, un budello scavato nella roccia. Via via che procedete l'aria si fa sempre più pesante ed irrespirabile e la luce delle torce elettriche sembra affievolirsi passo dopo passo. L'aria si fa quasi solida mentre un improvviso calore ti avvolge. Per qualche istante provi una sorta di risucchio e poi la sensazione scompare. Josha, sudato e tremante per l'eccitazione ti segue, il volto è una maschera di stupore e venerazione mentre varcate la soglia di un piccolo locale. La prima cosa che vedete della camera in cui siete entrati è un cadavere, la pelle quasi totalmente polverizzata, lo scheletro coperto da pochi muscoli rinsecchiti ed esposti, coperti da quel poco che resta di un vestito. A terra accanto a lui i resti di un'arma, forse un mitra, polverizzato più che arrugginito. Le pareti sono ricoperte di affreschi e iscrizioni di cui ignorate il significato, dipinte in modo da durare nel tempo. La stanza è piena di vasi ed urne in frantumi, il pavimento è letteralmente ricoperto di serpenti essiccati e fatti a pezzi. Unica uscita un corridoio che scende nelle profondità della terra... Ti affacci al corridoio puntandovi contro la torcia, la luce non sembra in grado di penetrarlo, dopo pochi metri semplicemente si affievolisce e scompare. Hai quasi l'impressione di trovarti davanti ad una massa di oscurità viva e senziente... per un istante la tenebra sembra rispondere al tuo sguardo, studiandoti intensamente per poi farsi, se possibile, più fitta... in qualche modo sai che quella cosa non ti lascerà mai passare... Turant fa un respiro profondo, poi si volta verso l'anziano arabo:
 

- Farò un tentativo, Fratello. Non sono sicuro di riuscirvi, la Forza del faraone e della Protezione della sua Dimora Eterna è immensa. Mi hai detto che l'accesso alla Tomba è concesso solo a chi è Affiliato, ai Figli del faraone e di ciò che egli rappresentò. Io sono più un Fratello che un Figlio, poiché io e il faraone e l'uomo di cui ti ho mostrato la foto siamo Figli dello stesso Padre. -
 

Turant fa un passo in direzione delle ombre, avvicinandosi senza timore, mormorando qualcosa a bassa voce.
Un fremito percorre la tenebra quando la silenziosa voce del Destino parla per bocca del Vascello, quasi fosse stata colpita in profondità. Un altro passo e l'aria diventa un muro rovente attorno a Turant mentre la tenebra lo avvolge e colpisce in ripetute onde, come un mare in tempesta, centinaia di voci urlano all'unisono: rabbia, dolore, terrore in un vortice impossibile di note silenziose. Turant vacilla e cade all'indietro mentre sente artigli roventi penetrargli nell'anima come ferri incandescenti, urla con tutte le forze mentre le lacrime solcano il volto sporco di sabbia e la mente, appena in grado di reggere all'assalto percepisce l'energia di decine di anime imprigionate in quel luogo, in attesa di sfogare un'ira millenaria. Con la consapevolezza arrivano l'oblio... ed il sonno. Ti svegli fuori dalla tomba (che è stata richiusa con delle pietre), l'arabo ha percepito appena cosa è accaduto e quando ti ha visto vacillare si è gettato su di te e ti ha trascinato via. Secondo quanto dice sei rimasto privo di conoscenza per circa 2 ore durante le quali ti sei agitato ma non hai mai gridato o pronunciato parola, quasi ti fosse stata tolta la voce. Questo è tutto...
 

- Beh se non ci sei riuscito tu – commenta Abrham - nonostante le reminiscenze di Taliesin allora potremmo provarci noi... in un certo senso siamo i figli del Faraone, essendo figli di Merlino. Akhenaton era una sua incarnazione no? Se non riesce ho qui i materiali per il rituale di convocazione\comunicazione. Sperando che funzioni. Io dico che possiamo già andare. -
 

Dalle parole di Abrham traspare una sicurezza piuttosto innaturale, quasi apatica. E' strano... da come lo conoscete voi è un tipo piuttosto frenetico.
 

Lo guardo con una certa sorpresa, ma non dico niente, per ora. Ascolto Arthur con attenzione, e mentre parla ricordo il nostro ingresso nella tomba, Merlino/Akhenaton ferito ed in preda al vortice del Tempo, i nostri tentativi di portarlo fuori di lì ...
- Noi siamo entrati con Andrea, l'araldo. E quella tenebra  c'era anche allora. Quella cosa è viva e senziente, ma ci ha lasciato passare. Penso che sia stato lui a convincerla all'epoca, perché io non ero ancora parte di Destino di Enigma e l'altro non era nemmeno un destinante. Ma adesso è diverso: io ed Abrham siamo stati iniziati nel deserto per cui dovrebbe lasciarci entrare. E forse riusciamo a portare dentro anche te. Sempre che te la senta di provare ancora. Però... esattamente che cosa stiamo cercando lì dentro ? O meglio, tu cosa speri di trovare ?-
 

- Infatti, ora voi siete Figli di Merlino. Nella mia personale visione delle cose siete le due persone più in sintonia con la Tensione Destino di Enigma del Pianeta. Sapevo che quella Tenebra non mi avrebbe lasciato passare, ci sono luoghi in cui un Dio non lascia entrare nemmeno un suo Fratello, ma i suoi Figli si. Cosa stiamo cercando? Beh penso che al momento capire cosa sia successo a Merlino sia importantissimo. Il destino delle Moire, di Borges, di Edipo e di Attila è sconosciuto. abbiamo solo una traccia su Merlino. Cosa speravo di trovare io? Due cose: Le tracce di Biagio, e la possibilità di adempiere i miei doveri di Maestro. Cercavo un Segno da potervi offrire. Là nella tomba potrete cercare di comprendere cosa è accaduto a vostro padre. –
 

Mentre Arthur si incammina verso l'ingresso della tomba metto una mano sul braccio di Abrham, facendolo rallentare, per distanziare Arthur, poi, a voce bassa:
- C'è qualcosa che non va ? La tua malattia ? Mi sembri... diverso dal solito. -
 

- Non è nulla Pat... sono solo... non lo so. Tra il tranquillo e il frastornato. Senti... ne parleremo dopo questa faccenda ok? Adesso vorrei vedere se il buon Vecchio Merlino ha intenzione di farci una sorpresa o meno. -
 

Sulla soglia l’irlandese si ferma e fissa negli occhi le due alterazioni:
 

- Una volta che sarete nella tomba di Akhenaton potrete compiere una Scelta che muterà il vostro Destino. Questo luogo è una rappresentazione tangibile di ciò che Destino di Enigma ha intessuto nella Narrazione, qui la sua presenza è Forte, la Storia di Akhenaton è forte. Una volta che sarete oltre la tenebra provate a percepirlo, entrate in sintonia con lui. Allora potrete decidere di comunicare con vostro padre. E io vedo due modi per farlo. Il primo è il più facile, utilizzare il rituale che vi ha insegnato. Ma ce ne è uno più difficile, ed è tentare di entrare più in comunione con la natura della Tensione che si manifesta in vostro padre. La scelta è vostra, come sempre. Dialogo o comunione? Io non lo so, so solo che le Emozioni non sono dialoghi, ma comunioni. -
 

Quando l'irlandese tace vi accorgete che indossa una catenina particolare. E' di oro rosso, molto sottile, con delle parti più spesse a intervalli regolari. A una prima occhiata sembra che il simbolo del Fato si ripercorra più volte in un tracciato particolare. Gli occhi di Arthur tradiscono una speranza nascosta e il timore di non essere compreso, e contrastano con l'espressione seria del volto. Non si aspetta una risposta e vi fa un cenno di passare avanti.
 

All'entrata della Tomba Abrham si ferma:
 

- Allora... da quello che ho capito questo qui - indica Josha - vuole venire. Io non c'ero la prima volta che siete venuti qui Pat ma tu hai detto che la Tenebra vi ha fatto passare. Io propongo di avvicinarci e vedere cosa accade. Sperando che non succeda niente di male. Tu sei la più “anziana” come figlio di Merlino... che mi dici? Se la passiamo io proverei il contatto di tipo emozionale anche se non ho proprio idea di come fare. Ho fatto pochissime esperienze del genere. Non vorrei però che qualcosa di diverso da Merlino ci aspettasse dall'altra parte. -
 

Prendo con me solo lo stretto indispensabile: la torcia elettrica, acqua, un po’ di cibo, materiale da pronto soccorso ed il pugnale, quello che ho già usato. Mi tolgo le scarpe e mi infilo nel cunicolo. 
 

Taliesin tira un sospiro di sollievo varcando la prima soglia, la cappa di calore che lo ha quasi soffocato sembra svanita, ora solo la tenebra lo separa dal sacrario del fratello.
 

Sono già stata qui, riconosco i luoghi. Ma allora era diverso. Avevamo Andrea. Adesso la responsabilità è solo nostra. Affronteremo il nostro Destino e ciò che è stato stabilito per noi. Sia. Vado avanti fino a che giungo al limitare dell'ombra. La fisso in silenzio. So che sei viva. Per cui parlerò con te. 
 

La tenebra che avvolge l'ingresso della tomba è densa ed oleosa, sembra sondarvi senza occhi, quasi fosse carica di soprannaturale malizia. 
 

- Noi siamo i figli di Akhenaton. Siamo stati scelti tra innumerevoli altri. Lui ci ha benedetto con il suo sangue ed è diventato parte di noi. Siamo qui per onorarlo. Ti chiediamo il libero passo, creatura di nostro Padre, per noi e per quelli che ci accompagnano. –
 

Silenzio.
 

I quattro si fanno coraggio ed avanzano, la luce della torcia illumina la tenebra ed il corridoio che essa nascondeva. 
- Ci ha riconosciuti. - sussurra la giovane prima di avanzare.
 

Abrham prende un grande respiro e si introduce nella tomba accompagnato dagli altri. Poi guarda Aliria in un sguardo di intesa e si immerge nella tenebra. Resta al suo fianco, seguendola in tutto quello che fa.
 

La seconda sala si apre dinanzi a noi. Due file di colonne dividono le tre navate. Ai piedi della statua di Akhenaton che occupa la parete di fondo i resti dello scheletro del sacerdote. 
 


- E' qui che abbiamo trovato Akhenaton l'altra volta. Ai piedi della statua. – 
Mi guardo attorno attentamente per vedere se ci sono tracce di qualcuno. Mi aggiro tra le colonne, sondando tutti gli angoli con la luce della torcia.
 

La tenebra sembra essersi ritirata in questa sala, potete quasi sentirla mentre striscia sulle pareti di roccia oscurandone la vista, rendendole come una caverna infinita che la luce non riesce a sondare completamente. Josha cade in ginocchio al cospetto della grande statua, i suoi occhi colmi di una gioia indicibile mentre balbetta qualcosa nella lingua del deserto, Taliesin crede di riconoscere nelle parole qualcosa di simile ad un “... non è possibile... io... sono io... mio Signore...”
 

Mi rivolgo ad Abrham:
- Penso che dovremmo provare a metterci in contatto con nostro padre entrando in comunione con lui. Dovremo fare appello alle nostre emozioni. Certo, è la cosa più difficile, ma penso che valga la pena di tentare. Se falliamo... potremo sempre provare con il rituale. – 
Ci sono molte altre cose che vorrei dirgli, ma non riesco a trovare le parole. D'impulso lo abbraccio forte, poi mi allontano da lui.
Entrare in comunione con Destino di Enigma. 
Già, ma come?
La statua.
Sembra che mi guardi, l'intelligente volto ovale scolpito con maestria, gli scettri incrociati sul petto, l'ureo, il fine panneggio della sottile veste di lino. Mi avvicino a sfiorare la pietra con le dita. Immagino la fatica degli artisti che l'hanno realizzata, ed il loro orgoglio per un simile lavoro. Rivedo le pitture tombali che ritraggono Akhenaton in scene di vita familiare e le emozioni che esse rappresentano, l'amore per le sue figlie, la devozione dei suoi sudditi, la felicità per un mattino di primavera. Le emozioni che una persona può provare nella sua vita, amore gioia disperazione desiderio rimpianto odio follia discordia incertezza ragione concordia dolore indifferenza fiducia delirio amicizia vendetta solidarietà pietà. 
E speranza.
Tutte le innumerevoli emozioni delle innumerevoli vite che si sono succedute nel Tempo. Vedo le mie emozioni e le mie scelte, centinaia di scelte che ho compiuto che hanno determinato il mio Destino. Vedo le scelte che ho fatto e quelle che avrei potuto fare e tutti i passati ed i presenti che da quelle scelte avrebbero potuto derivare. Tutti i bivi che ho superato e tutti i miei Destini, innumerevoli nastri d'argento che si intrecciano e si dividono per poi intrecciarsi e dividersi di nuovo.
E ancora.
E ancora..
E ancora ....
Ed i destini di tutti coloro che ho conosciuto, e di quelli che non ho mai visto, tutti gli infiniti destini che sono stati e che saranno e che avrebbero potuto essere. Osservo affascinata l'intrecciarsi di migliaia, milioni di nastri, a formare una immensa fantastica scintillante trama che riempie il cielo da un orizzonte all'altro. Ed improvvisamente... percepisco il Disegno.
La Narrazione.
Sento il rumore di una tela che si squarcia.
Gli Eterni, in tutto il loro fulgore, Psiche Sapiente, Sogno Incantevole, Distruzione Terribile, Discordia Arguta, Desiderio Potente, Enigma Impalpabile, Destino Sovrano, circondati dalle loro Note, energia pura. Solo una ha aspetto umano, alla destra di Destino.
E' Merlino.
- Padre! - tendo le braccia verso di lui - Padre... -
 

Abrham rimane vivamente sorpreso... sta per ricambiare la stretta quando Aliria si allontana. Abe ha sulla faccia uno sguardo interrogativo; la vede avvicinarsi alla statua. Sembra che la stia fissando. Ottima fattura... bellissima... sembra viva. Aliria sfiora la pietra con le dita, poi sembra che il suo sguardo si perda nel vuoto Sembra tendere le braccia verso il vuoto.
- Padre ! - tende le braccia - Padre... -
Patrizia pronuncia le parole verso il vuoto o forse verso la statua. Io non vedo nulla... perché? Il luogo mi opprime. La tenebra mi opprime... Sento la mia temperatura corporea che sale. Rabbia....rabbia per non riuscire a vedere quello che Patrizia distingue. Abrham si inginocchia e respira profondamente. Poi una scena dalle memorie sopite di Abrham. Dal passato delle voci riemergono “Cos'è la fortuna?” chiede quasi senza rendertene conto. “Lo scoprirai” risponde lui, “ma non ora. Vai da lei... avremo tempo per parlare...” Abrham apre gli occhi. Cos'è la fortuna? Cos'è il Destino? Il flusso del mare delle possibilità... la mente inizia a ribollire di calcoli matematici... come quella sera al Casinò... e di nuovo lo scetticismo di Abrham...”Come è possibile? Non posso fare tutti questi conti a mente...” Poi la visione del deserto... Merlino si strappa il cuore e lo dona ai figli... Il Sacrario... la Villa... la Siria... Demogorgon... NO!! Demogorgon no!!! La Malattia bloccata adesso sbloccata! La Morte inesorabile che riallunga la mano...
 

Silenzio...
 

L’attesa...
 

Silenzio...
 

L’attesa...
 

Silenzio...
 

L’attesa...
 

La malattia... la morte... questo lo ha sempre legato a destino... La sua scelta di accettare il dono del Risveglio... la possibilità di vedere oltre il Velo... I Disegni delle scelte si fanno chiari... i fili della Narrazione visibili... Ora Abrham non vede più con la Mente ma con il Cuore. Ora sa cosa sta guardando Aliria... e gli occhi non trattengono le lagrime.
 

- Padre... sei qui... –
 

Le lacrime di gioia si trasformano velocemente in dolore quando la consapevolezza irrompe in lui lacerandone le fragili difese. Non la morte... il silenzio, l'attesa della fine... è questa la catena che lo lega, non un dono ma un fardello... sapere che altro non può fare che attendere...
Nessuna mano si tende ad afferrare la sua, la voce soffoca nel buio fondendosi con quella di Patrizia prima di annullarsi in essa, con essa. Calde lacrime scorrono sul volto della giovane mentre percepisce qualcosa attorno a se, un velo che si sta lentamente scostando, muove le mani cercando di afferrarne gli invisibili lembi, movimenti lenti, ciascuno di essi occupa un tempo infinito. Improvviso il gelo, oltre la tenda il vuoto, per un attimo un'immagine, un luogo oscuro ove il tempo perde ogni significato e si ammanta di tenebra. La sensazione scompare, ritirandosi come un'onda travolge e trascina le ultime speranze, un freddo indicibile le attraversa le ossa e sente la sua voce rimbalzare nel nulla, come divorata dall'oscurità che la circonda.
La tenebra avanza.
Le parole rimbombano nel silenzio della stanza, un fremito scuote la tenebra che stride, urla, freme... viva. Tentacoli di nulla strisciano verso di voi seguendo i solchi del pavimento, il reticolo delle pietre, come sangue scuro che abbandona il corpo ferito per cercare di fondersi in un ultimo abbraccio, con l'origine di ogni vita. Sazia la tenebra arretra dopo essersi nutrita delle emozioni dei giovani corpi, delle loro speranze. Il silenzio della tomba è l'unica risposta alle loro accorate invocazioni...
 

Mi piego sulle ginocchia, piangendo, consapevole del mio fallimento. Le lacrime scorrono sul mio viso, cadono sulle pietre del pavimento. Ho fallito. Non sono riuscita ad entrare in comunione con la mia Nota. La mia sofferenza è quasi fisica. Mi siedo per terra, la schiena appoggiata alla statua. Asciugo le lacrime con il dorso della mano, sfinita. Guardo Abe e Arthur. 
- Mi dispiace... non sono riuscita... non sono stata capace... o forse non sono stata ritenuta degna... vi ho deluso tutti... avrei voluto... per te Abe...-
Le parole non riescono ad esprimere i pensieri. O forse sono inutili. -E adesso cosa facciamo?-
 

Passi lenti e ritmati riecheggiarono nella tomba. Arthur si portò alle spalle di Patrizia e Abrham, poi si chinò e poggiò una mano sulle loro spalle. Un contatto fraterno, sincero.
 

- Andiamo, amici, abbiamo molto da imparare da ciò che è accaduto qui oggi. Non provate con il rituale. Se non vi ha risposto in questo modo, non credo che lo farà neanche nell'altro. So come vi sentite. I nostri Dei non sono noti per ascoltare le preghiere. Conosco la delusione di sentirsi inascoltati. A me capitò più volte. Prima con il Sovrano e poi con il Seme. Fu duro accettare la Realtà, ma alla fine credetti di avere capito, mi resi conto di quante volte chiediamo ai nostri signori di fare qualcosa al posto nostro, di dirci qualcosa che in realtà già sappiamo. Gli dei tacciono affinché l'uomo impari da sé. Prima di entrare nella tomba vi avevo chiesto di provare a usare il Cuore invece che la mente, di provare a sintonizzarvi su quella parte di voi che è Destino di Enigma. Il risultato? Sulle prime sembrerebbe zero, ma in realtà è stato molto, rifletteteci. In quel momento sia tu Abrham, sia tu Patrizia siete diventati in qualche modo più sintonizzati sulla narrazione. La stessa tenebra si è nutrita della forza di ciò che provavate. In quel momento in voi risplendeva Destino di Enigma, ne eravate parte. Penserete che vi abbia fatto venire qui inutilmente. Ma in realtà ora avete toccato con mano. Ora sapete come evocare in voi Destino di Enigma, ora dovrete agire come lui, dovrete vivere nella narrazione come lui, voi lo rappresentate. Io sono il Maestro del Segreto di Destino, un titolo che porto per Necessità. Ne ho accettato i vantaggi e gli svantaggi. Così come voi oggi avete cercato Destino di Enigma così io cerco Destino stesso. In un certo senso sono l'unico messo di Fortuna Necessità e Morte che sia rimasto in questa Realtà. Un uomo ha invocato Morte, e ha chiesto il mio aiuto nel farlo. Me lo ha chiesto come Maestro del Segreto. Io non ho motivo di desiderare la morte di quest'uomo, nè conosco ciò che Morte ha in serbo per lui. Ma sento di dover andare. Quell'uomo ha invocato Destino. lascerò che sia Fortuna a decidere della necessità di questa Morte. Non pretendo che mi capiate, ma volevo dirvelo. -
 

Abrham riapre gli occhi e sussulta. Si guarda intorno spaurito... Con la mano si strofina gli occhi più e più volte... quasi per ricacciare le lacrime indietro. Poi improvvisamente sbatte il pugno per terra. Sulla terra nuda.
Paff!!
La mano serrata si impatta sul solido pavimento. Un rivolo di sangue esce da essa e segue le scanalature della roccia. Abrham alza la mano e la osserva... osserva la ferita. Lo sguardo per un attimo perso nel vuoto... non sente nulla. Se gli altri parlano lui non se ne accorge. La consapevolezza della scoperta... il silenzio, l'attesa della fine: queste sono le chiavi della sua vita di destinante. Un gelo improvviso ricopre il suo cuore con una stretta soffocante. Abrham si alza... prende la valigetta che aveva portato con sé dalla Francia. La apre... intanto la mano continua a sanguinare, ma lui sembra non accorgersene. Sollevato il coperchio tira fuori alcuni specchi con i rispettivi supporti. Tira fuori anche due scatoline. Una la porge ad Aliria. Il suo sguardo è ancora freddo, i lineamenti tirati. Quando lei la aprirà scoprirà di trovare la stessa cosa che si cela nella scatolina di Abrham: una lama d'acciaio lucente, appena forgiata, affilatissima. E' lunga circa 25 centimetri, fatta in un unico pezzo di acciaio, senza saldature, l'elsa fatta  come quella di una spada, non ha alcuna copertura e si attorciglia in un'elegante spirale, così come gli altri due “bracci” che formano la guardia. Dove la lama si congiunge con l'elsa è inciso il simbolo dell'infinito con in mezzo una Y. L'Eternità e il Bivio che da sempre rappresentano Destino.
- Mi sono preso la libertà di forgiarne un'altra. Però vi ho aggiunto un piccolo elemento: nell' “impasto” di forgiatura ho fatto aggiungere gocce del nostro sangue. Così le lame in un certo senso sono una nostra estensione... Stessa cosa con gli specchi. Mi è venuto in mente dopo che mi hai detto che la magia di Merlino era in qualche modo legata al sangue. Anche per questo io pensavo di aggiungere un pezzettino al Rituale. Alcune gocce di sangue sui simboli da iscrivere prima di chiamare Merlino. Non so se funzionerà... però in un certo senso così svilupperemo un contatto tra la terra e noi. Questo potrebbe favorire la nostra comunicazione con nostro Padre. Non so se ho ragionato bene... ho poca esperienza in queste cose. - 
Man mano che parlava, la voce di Abrham sembrava farsi più calma, i lineamenti del viso meno tirati.
 

Mi alzo e comincio ad aiutare Abrham ad allestire il rituale. 
- Mi sembra una buona idea. Quando ci ha dato il suo sangue Akhenaton è diventato parte di noi, perciò il nostro sangue è anche il suo: adesso nei pugnali c'è anche una parte di lui. -
 

Arthur si portò alle spalle di Patrizia e Abrham
 

- Andiamo, amici. abbiamo molto da imparare da ciò che è accaduto qui oggi. Non provate con il rituale. Se non vi ha risposto in questo modo, non credo che lo farà neanche nell'altro. -
 

Interrompo un momento quello che sto facendo per rispondere ad Arthur: 
- Siamo venuti qui per parlare con nostro Padre, e non ce ne andremo prima di aver tentato tutto il possibile. Noi ti ringraziamo per l'aiuto che ci hai dato, fratello. Puoi restare ad assistere, se vuoi. -
 

- Arthur... so che può sembrare ossessivo quello che stiamo facendo... ma io ho intenzione di vedere se Merlino è ancora tra noi. Forse può anche sembrare egoistico da parte mia. Ma io devo sapere. E come me Aliria. -
Abrham poi continua ad allestire il tutto per il rituale.
 

“Quando mi cercherete sappiate che una parte di me è in quella corrente ed è là che mi dovrete cercare. Prendete tre specchi, uno per ciascuno di voi. Tracciate al suolo, meglio se nella nuda terra, la Y che rappresenta i bivi del Destino e ponete uno specchio alla fine di ogni segmento: avrete una
rappresentazione della multiforme Corrente delle Possibilità, poiché ogni specchio rifletterà gli altri e la via per raggiungerlo formando, di riflesso in riflesso, un labirinto senza inizio nè fine, una ragnatela il cui centro è il Destino.”
 

Questo aveva detto loro la Nota nel deserto, e questo le due alterazioni iniziarono a fare... Tracciarono la Y usando i pugnali forgiati nel loro sangue, posarono gli specchi perché riflettessero l'uno nell'altro, sperando che fossero della dimensione giusta. La nota non aveva parlato di dimensione, di materiali... forse se avessero fatto qualche ricerca nella biblioteca... forse... ma ormai
era tardi, non avevano altra possibilità che provare... 
 

“Voi dovrete trovarvi al centro del labirinto, avendo cura di non calpestare alcuna linea ed anche voi sarete in ogni riflesso, in ogni luogo che mai è esistito e mai esisterà.”
 

Così fecero... Turant, in disparte li stava guardando, l'aria, la tenebra stava tremando, una forza vigile in attesa... la forza che aveva prosciugato di ogni energia l'accorata invocazione dei figli del faraone...
 

“Chiamatemi nell'istante in cui il tempo non esiste, prima che sia il nuovo giorno ma dopo che il vecchio è passato ed io risponderò all'eco della voce delle vostre menti, se in essa è parte delle emozioni che vi animano...”
 

Lo chiamarono con il cuore, la mente e la voce, con tutti i nome i che ricordavano... Biagio, Merlino, Akhenaton, Padre...
 

Videro i loro riflettersi perdersi in un labirinto di immagini ripetute all'infinito, sempre più piccoli, sempre più lontani. chiamarono e qualcosa rispose. Un'ombra, piccola, lontana, veloce. Era nei riflessi senza nulla in grado di produrla. Una sagoma indistinta che occupava, per un istante, la loro vista periferica, che saltava da uno specchio all'altro, avvicinandosi sempre più al centro del labirinto, avvicinandosi a loro, occupando frammenti sempre più grandi di riflesso fino a che uno specchio non divenne totalmente nero, buio come una notte senza luna ed esplose in mille pezzi. Come se fosse stata illuminata da un'unica lampada elettrica andata improvvisamente in corto circuito la stanza piombò nel buio e nel silenzio.
 

Il cuore di Turant iniziò a battere come impazzito, gocce di sudore freddo gli imperlavano la fronte mentre altre scendevano lungo la schiena in rivoli continui e gelati... 
- Lui... è QUI !!! - è arrivato! – mormorò – Che il Sovrano vi protegga Fratelli miei. Che questo Evento rinsaldi la vostra Fede. Padre ti prego!-
Bene, era tornato. Finalmente avrebbe verificato le sue teorie. L'irlandese trovò in questo pensiero la forza di resistere al mancamento che lo stava prendendo. Pensare in maniera logica, cinica, lo aiutava a gestire la situazione. Aveva affrontato di peggio. Era l'unico mortale ad avere guardato l'Euforia del Seme senza chiudere gli occhi. Ed era sopravvissuto. La presenza di Destino di Enigma non lo avrebbe piegato. A passo deciso si portò avanti, nel buio. Ricordava con precisione quanti metri lo separavano da Abrham e Aliria, e la loro posizione relativa. Si spostò con tranquillità fino a fermarsi alle spalle delle due Alterazioni, un passo indietro rispetto a loro. Assunse una posa di attesa. Non spettava a lui parlare con Merlino per primo. Ripensò all'ultima volta che lo aveva visto. Era stato nel Deserto del suo Dominio, al Concilio di Destino. Era stato quando era un'alterazione, come lo era adesso. E in quel Concilio lo aveva sfidato, come mai mortale aveva fatto con un dio.
Ed era sopravvissuto.
 

La voce di Arthur fa sussultare Abe... E’ qui!!!! E' tornato!
- Padre... dopo quanto tempo ancora ci incontriamo...-
 

La voce di Patrizia fu la prima a rompere il silenzio, quella di Josha, terrorizzato ed atterrito dall'esperienza era solo un lieve e monotono piagnucolio in sottofondo.
 

- Padre...-
 

Nell'oscurità davanti a lei si aprirono occhi azzurri come il cielo, occhi innaturali e brillanti che illuminavano di una fioca luce ultraterrena il volto di Abrham... Fu Abrham a parlare ma la sua voce era forte e terribile, aveva in sé il terrore che striscia nella notte, la vana e disperata ricerca di una luce nella tenebra interminabile. Una tenebra viva con artigli affilati...
 

- Figlia... hai lacerato i mondi e mi hai chiamato... eccomi...-
 

Turant fece un passo avanti fino a guardare Abrham negli occhi, o meglio fino a guardare gli occhi di Merlino.
 

- Bentornato Destino di Enigma, sapevo che eri ancora legato a questa Realtà. Ti ringrazio per avere risposto agli appelli dei tuoi figli. Quanto a me ho tre domande da farti, oltre a porgerti i miei omaggi in qualità di Maestro del Segreto. La prima cosa che ti chiedo è la Conoscenza e il Potere per poter fermare il Male che minaccia la Vita di quest'uomo. Voglio conoscere i misteri della Morte affinché mi sia possibile allontanarla dalle carni di tuo figlio. La seconda cosa che ti chiedo è la tua benedizione e la conferma della mia carica che ho ricevuto da Destino stesso, ma che richiede l'approvazione dei suoi Figli. La terza è una Profezia, che guidi i passi dei figli di Destino, nei prossimi mesi e nei prossimi anni. -
 

- Il tuo sangue non è nel labirinto, mortale, non calpesterai questa terra consacrata. –
 

La tenebra attorno ad Arthur sembra farsi più densa, ruvide mani piene di sabbia lo afferrano con forza e lo trattengono. Smette di avanzare ed esse scompaiono veloci come sono arrivate.
 

- Gli occhi di quest’uomo sono ora la Tenebra, ciò che Destino ha decretato sarà. Morte è attorno a lui, quando abbraccerà la verità sarà libero. Questo è il volere del Sovrano. Perché chiedi a me quello che tu stesso stai dicendo ti è stato conferito? Non è mio compito confermare la volontà del Sovrano né mio potere estendere la sua benedizione. Taci ora, mortale, affinché io possa ascoltare le parole di mia figlia! -
 

Resto senza parole. Abrham e Merlino... adesso... sono una cosa sola... Padre... mille domande affiorano alle mie labbra, e non basterebbe il Tempo a farle tutte. Ma non è possibile. Non so quanto potremo tenere aperta la porta fra i mondi... devo chiedere solo ciò che è veramente importante.
 

-Tu mi hai donato la capacità di imparare la magia, ma non c'è stato il tempo di insegnarmi il come, ed io sto procedendo per tentativi, fidando solo nella mia intuizione e nella guida del Destino. E' questa la strada che devo percorrere o c'è un altro modo per imparare?-
 

- Ho fatto in modo che la mia biblioteca fosse ritrovata, avete i miei libri, le mie ricerche, i miei insegnamenti. -
 

- Mio fratello Abrham è malato: tu avevi fermato il suo male, ma questo ha ricominciato a progredire dopo che lui ha combattuto contro il demone guardiano Demogorgon. Non puoi fermarlo di nuovo? -
 

- Abrham non ha ancora compreso la natura di ciò che lo sta divorando, in questo stesso momento sta cercando di farlo ma la sua mente è ancora troppo legata agli Assoluti. Accadrà ciò che il Fato ha deciso. -
 

- Colui che ti ospitava su questa terra, Biagio Biagini, è sparito. Lo abbiamo cercato ma non siamo riusciti a trovarlo. Tu sai dove si trovi, se sia possibile riportarlo tra i suoi fratelli in Destino? -
 

- Biagio è morto da tempo, ucciso da Chimera la notte del nostro duello. E' stata la mia magia ad impedire al cadavere di decomporsi, il mio volere a tenerlo in vita. Quando la mia essenza lo ha abbandonato il corpo è semplicemente svanito. Ho affidato il suo spirito al Destino facendogli dono di una nuova vita, quando tornerà in questa realtà avrà nuovamente il Dono che io gli ho rubato e il suo Destino potrà compiersi. -
 

- Ci hai affidato ad Andrea, il tuo araldo, ma nella notte dell'Armageddon lui si è schierato con i Restanti. Qualcuno dice che ha tradito Destino e per questo va punito, ma io so che già altre volte in passato ti ha tradito e tu lo hai perdonato, ritenendolo degno di continuare ad essere la tua voce. Io non alzerò la mia mano su di lui, nè permetterò che altri lo facciano, ma che cosa dobbiamo fare: possiamo fidarci di lui o dobbiamo fuggirlo? -
 

- Dal momento in cui ha tradito non è più mio figlio, non ha più poteri e mai avrà la forza di raccogliere nuovamente le energie di Okeanos così come io gli ho insegnato. Destino di Enigma non ha più Voce tra gli uomini. -
 

La giovane esita prima di rivolgere l'ultima domanda:
- Io... vorrei che tu tornassi, Padre... mi sento così smarrita senza di te. - Anche alla fievole luce data solo dagli occhi di Abrham/Merlino si vede che arrossisce - Mi vergogno molto ad ammettere la mia debolezza davanti ai miei fratelli; loro sono così forti, decisi e determinati. Sanno sempre cosa fare. Io invece... sento di non essere all'altezza di te, delle tue aspettative, del dono che mi hai fatto. Ho bisogno della tua guida. Torna da noi, Padre, ti prego... -
 

- Io sono tra voi. -
 

Chiudo gli occhi, in preda ad una vertigine.
Biagio morto, Andrea rinnegato.
E Abrham... lo aspetta un difficile cammino da percorrere.
 

- Ti ringrazio, Padre. Le tue parole mi sono di guida e di conforto. E lo è ancora di più la certezza che tu sei ancora con noi. -
 

Gli occhi di Merlino si soffermano su Aliria per posarsi poi su Arthur.
 

- Un tempo in te era la fiamma della narrazione, una luce che il rito blasfemo ha assopito. Il Sovrano ti ha concesso di rimediare agli errori del passato poiché in te più che in ogni altro uomo o donna scorre potente l'energia dell'infinito mare delle possibilità. Un uomo l'ultimo baluardo del Destino, quale ironia. Una lotta furiosa sta squarciando i cieli sopra e sotto di voi, antichi alleati combattono ferocemente per riaprire le Soglie e gli emissari che Destino ha lasciato tra noi sono preda della malattia di Psiche. I giovani nati ai Misteri non hanno la forza di opporsi, non da soli, non senza guida. Forse solo per questo Colui che fu tuo padre ti ha lasciato in vita. L'Armageddon non è ancora finito, il Pathos sta morendo poiché gli uomini non sono in grado di creare storie senza di Noi, solo l'Assenza rimane ad attendere. Pochi sono i Veri Narratori, l'anima stessa di questa realtà. Il mondo che voi chiamate casa altro non è che un riflesso delle storie che i Narratori raccontano. Fino a che un solo Vero Narratore resterà l'Anomalia che sentite come patria avrà la forza di opporsi all'Assenza. Quanti Maestri della narrazione sono oggi tra voi? Non abbiate timore perché non siete soli, in molti vegliano su di voi guidando il Fato perché non vi stritoli nell'evitabilità della fine. Alla scintilla che fu Anubi, al sospiro che animò Taliesin, affidiamo la guida dei figli del triplice volto. Arthur, hai la mia benedizione così come la diedi al Narratore che portava con minor dignità il tuo stesso nome. Ma attento, non perdere mai quel poco di Noi che resta in te poiché in quel giorno ti chiameremo traditore. Ora andate. Presto i nostri Nemici, figli perversi del Sovrano, cercheranno di sconvolgere la Narrazione portando su di voi la vergogna e l'ignominia. Reagite e scoprite i loro inganni poiché è con invidia e rammarico che guardano a voi come ultimi recipienti della preziosa linfa del Sovrano. -
 

Gli occhi si chiudono, la tomba è avvolta dalla più completa oscurità.
 

Il grido di Abrham squarcia l'aria, un corpo che cade, le torce si accendono ed illuminano il suo corpo riverso al suolo in un letto di sangue e detriti scuri...
 
 
 

Guardo le fiamme danzare, nella fredda notte del deserto. Il silenzio regna fra di noi... abbiamo soccorso Abrahm. Arthur e Josha lo hanno portato fuori dalla tomba, cercando di rianimarlo. Io sono rimasta.
Ho preso il cibo che avevo portato e l'ho deposto ai piedi della statua. Biscotti, cioccolato e poco altro. Una ben misera libagione per un faraone. Apprezza l'intenzione, Padre. Mi sono avvicinata all'Ombra, vicino. Ho alzato una mano, quasi a sfiorarla. 
- Riprendi il tuo compito, guardiano della tomba. Forse un giorno ci incontreremo ancora. -
L'ho sentita vibrare. Emozioni. Ora anche le mie fanno parte di lei.
Ho raccolto gli specchi intatti ed i pezzi di quello in frantumi. Frammenti di noi stessi. Riflessi di un'eternità senza fine.
Ed ora siamo qui. Abe si è ripreso. Ci guarda. Vorrebbe chiedere. 
Sapere. 
Il tè che ci ha offerto Josha è bollente e dolce. Ma non tutto ciò che devo dire è così dolce. Guardo mio fratello e gli sorrido. Ci sarà tempo domani per raccontare.
Guardo l'irlandese. Le fiamme danzano sul suo volto, e lui le fissa, affascinato, come se entro di esse ci fossero visioni note a lui solo. Guardo anch'io le fiamme, che formano strane ombre, incrociandosi e dividendosi, per poi unirsi di nuovo, e ancora dividersi. Adesso sappiamo qual è il nostro compito. A noi spetta la magia: percorreremo la strada della conoscenza, apprenderemo e onoreremo nostro Padre in ciò in cui lui era maestro. 
 

Il nostro Destino.
 
 


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