Terzo Foglio: Primo amore

Mi ricordo come se fosse ieri, di quel giorno in cui, profumato e pulito, fui destinato al mio primo lavoro. Giacevo lì, con i miei compagni, in attesa di essere chiamato e speravo che quel momento si sarebbe impresso per sempre nella mia memoria.
Mentre mi portavano a quell'incontro che avrebbe dato il via ad una lunga carriera, cercavo di immaginare come sarebbe stata colei che per prima avrei abbracciato. Sapevo di essere destinato ad una donna e il fatto di non essere io a scegliere - ma d'altra parte come sarebbe stato possibile? - colmava di desiderio la mia attesa. Il desiderio di stringerla, di stringerla forte. E immaginavo una giovane nervosa, dai muscoli tesi, che avrebbe sfidato la mia presa, fiera della sua indipendenza perduta.
E così, mi ricordo come se fosse ieri, arrivo nella stanza di Olga. Le grida concitate, la confusione dei gesti e delle azioni, non mi impediscono di osservare in Olga la malinconica quiete di una ragazzina appena sbocciata dall'adolescenza, esile, starei per dire, se non fosse per una forza interiore che si manifesta attraverso la lama del rasoio che luccica nella sua mano contratta sul petto acerbo.
E' un attimo. Ancora le grida e le azioni dei miei accompagnatori, un urlo straziante, e poi mi trovo avvinghiato alla bianca pelle di Olga, che cerca di liberarsi ma senza fortuna.
E' un attimo. Con uno scatto, prima che chiunque riesca ad afferrarla, Olga mi trascina verso la parete e con forza la colpisce col capo per ben 4 (QUATTRO) volte. Non c'è tempo per noi, tutto accade così in fretta,

OLGA SI CONFONDE E SEGNA

con un rivolo di sangue il mio biancore immacolato.
Da quel giorno non ho più rivisto Olga, ma ho sempre rimpianto quell'abbraccio incompiuto. Molte altre donne ho contenuto nella mia stretta vigorosa, tutte contro la loro volontà, però nessuna ha acceso in me il desiderio che Olga non ha voluto soddisfare. Ora che le fiamme dell'inceneritore, verso il quale mi stai conducendo, distruggeranno per sempre la memoria di quei giorni, io mi rivolgo a te, portatore del sacco nero per dirti:

<Sappi ch'io fui 'l Camiscion de' Pazzi>. 
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